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22 luglio 2019

Da attore a rifugiato: la storia di Jia Zhigang

Un tempo attore famoso, si è convertito alla Chiesa di Dio Onnipotente ed è fuggito in Corea del Sud a causa della persecuzione religiosa. Il PCC lo segue persino lì
di Jia Zhigang
Jia in The Honest and Clean Official Yu Chenglong (“L’onesto e leale funzionario Yu Chenglong”) (crediti: Immagine presa da Internet)
Jia in The Honest and Clean Official Yu Chenglong (“L’onesto e leale funzionario Yu Chenglong”)
(crediti: Immagine presa da Internet)
Fake news
Tempo fa un sito web controllato dal PCC ha affermato che ero «scomparso» e che venivo «controllato» da un gruppo religioso. Poi ha affermato che non mi occupavo della mia famiglia e che mi rifiutavo di tornare a casa o di andare a trovare i miei parenti. Poiché ero impegnato a girare un documentario sui diritti umani, non ho risposto a queste fake news.
Il Partito, però, dopo il dito ha voluto prendersi tutto il braccio diffondendo di nuovo voci e notizie diffamatorie contro di me. Peggio ancora, ha costretto i miei familiari a recarsi in Corea del Sud dalla Cina continentale per le false manifestazioni organizzate contro la Chiesa di Dio Onnipotente, tentando di persuadere le autorità coreane a rimandarmi in patria. Protesto dunque con decisione contro le vessazioni ripetute che il PCC infligge ai rifugiati della Chiesa di Dio Onnipotente in Corea del Sud e contro le calunnie ai danni del mio credo. Ho infatti deciso di smettere di tacere per parlare in difesa dei miei diritti umani fondamentali e della mia libertà religiosa. È cioè giunto il tempo di affermare la verità.
Essere attore in Cina
Sono un attore cinese e ho recitato in più di 30 serie televisive. Ho interpretato la parte di sette imperatori, uno dopo l’altro, fra cui quella dell’imperatore Renzong della dinastia Song, nella serie televisiva Young Justice Bao. I miei fan mi chiamano «lo specialista degli imperatori». Io però mi considero un attore mediocre. Chi mi conosce di persona può testimoniare che ho un carattere onesto e schietto. Gli attori vivono in una realtà complessa, dove non è sempre facile mantenere i valori dell’onestà e dell’integrità morale. Ma comunque sono questi i princìpi che mi guidano.
Nonostante una carriera di successo, ho avvertito spesso un senso di vuoto nel cuore. Nel mondo dello spettacolo ho visto molte celebrità brillanti e belle in superficie, ma che, lontano dalle scene, giocano d’azzardo, fanno uso di stupefacenti e danno libero sfogo ai propri desideri sessuali; oppure che diventano strumenti nelle mani degli uomini politici, vivendo un’esistenza stressante e disumana. Per cercare il vero significato della vita per la mia anima ho visitato spesso templi buddhisti famosi a Qinghai e a Pechino, e ho partecipato a cerimonie di preghiera e ad altre attività religiose buddhiste. Ho pregato spesso per la mia carriera e per la sicurezza della mia famiglia.
La conversione religiosa
Mentre ero impegnato a girare Towards the Republic (“Verso la repubblica”), ho ricevuto la notizia che mia madre era gravemente malata. Per prendermene cura ho rinunciato alla parte. Fino a quando è mancata, nel 2006, non ho recitato quasi alcun ruolo e piano piano sono sparito dalla scena pubblica.
Per la prima volta, pur essendo ormai un uomo di mezz’età, la morte di mia madre mi ha lasciato nel dolore più profondo per avere perso una persona cara. Ho allora compreso quanto la vita sia fragile e breve. La vita scorre in un batter d’occhio, e ciò che ci aspetta sono malattia e morte. Mi chiedevo dunque quali fossero il valore e il significato del vivere in questo mondo, da dove veniamo e dove andiamo. Ho fatto visita a molti Buddha viventi, ma nessuno è riuscito a disperdere la mia confusione.
Poi ho incontrato la Chiesa di Dio Onnipotente per caso. A quel punto le parole del Signore hanno dissolto molta della mia confusione. Ho scoperto che, nella Bibbia, Dio Onnipotente ha svelato i misteri che le persone per secoli non erano riuscite a dipanare. Ha rivelato molti misteri all’umanità, per esempio come Dio salva gli uomini, a cosa siano destinati, come il Signore controlla e determina questo mondo, la Sua opera di giudizio negli ultimi giorni e così via. Cercando e studiando attentamente le Sue parole, ho accolto ufficialmente il Vangelo del Regno di Dio Onnipotente.
La persecuzione
A quel punto ero un fedele della Chiesa di Dio Onnipotente. Ho iniziato a partecipare alle attività della Chiesa, per esempio predicare il Vangelo e frequentare le assemblee.
Nel 2008 mi occupavo del trasporto dei beni della Chiesa a Pechino. Vedevo sempre un gruppetto di poliziotti armati di mitraglietta al casello fuori dalla città, che fermavano e perquisivano i veicoli. Alcuni fratelli e sorelle che svolgevano il mio stesso compito sono stati arrestati, alcuni persino torturati fino a morirne. Durante il periodo in cui sono stato in squadra con gli amici della mia Chiesa per predicare il Vangelo, la polizia del PCC ci ha dato la caccia molte volte. Una volta, in un villaggio, siamo stati scoperti e la polizia ci ha circondati. Due sorelle della Chiesa che abitavano nella zona sono state arrestate, ma io sono riuscito a fuggire.
Il Partito ha dato la colpa dell’omicidio nel ristorante McDonald’s del 2014 alla Chiesa di Dio Onnipotente e ha lanciato la cosiddetta «battaglia dei cento giorni» per dare il via a un’operazione di arresti su scala nazionale. Molti fratelli e sorelle dalla Chiesa sono stati arrestati. Se avessi continuato a praticare la mia fede in Cina, non solo avrei perso il lavoro, ma anche io sarei stato arrestato, condannato e imprigionato. Non avevo alternativa e ho deciso di fuggire all’estero con la mia famiglia, in un Paese democratico, per chiedere asilo politico e aiuto umanitario.
Diventare un rifugiato
Nel 2014 sono fuggito con mia moglie e con mio figlio in Corea del Sud. Finalmente abbiamo potuto godere della libertà religiosa. Qui mio figlio ora vive e cresce sano e felice. In seguito ho deciso di continuare la carriera. Oltre a lavorare come attore, ho provato a dirigere alcuni film di evangelizzazione nonché documentari che raccontino la persecuzione e la violazione dei diritti umani in Cina. In passato ho raggiunto la fama interpretando il ruolo di imperatore. Benché i film sui diritti umani non ricevano la stessa attenzione e non mi offriranno fama e fortuna, adesso posso usare i documentari per mostrare chiaramente a tante persone nel mondo le azioni malvagie del PCC, che massacra e che uccide i cristiani, portando un raggio di speranza e di luce a chi, sotto la sua cupa oppressione, non gode dei diritti umani fondamentali. È una giusta causa. Sento che fare queste piccole cose è di gran lunga più importante della mia celebrità personale. Per me questo genere di vita è ricco e pieno di significato!
A partire dal 2017, Cronache della persecuzione religiosa in Cina, la serie di documentari cui ho preso parte, ha vinto premi in numerosi festival cinematografici internazionali.
Molestati persino all’estero
Il PCC, però, non ha lasciato stare mia moglie e me, ma ha continuato a darci la caccia e a molestarci. Agenti di polizia della Brigata per la sicurezza nazionale, dell’Ufficio per la sicurezza dello Stato e della sezione provinciale del Dipartimento della sicurezza pubblica si sono recati più volte a casa di mia sorella maggiore e del fratello minore di mia moglie, per istigarli e costringerli a venire all’estero e per obbligarli ad aderire alle manifestazioni false, nel tentativo di influenzare l’opinione pubblica coreana e farci estradare in Cina.
La prima farsa ha avuto luogo nel marzo 2018. A quel tempo stavo girando un film con la Chiesa. Improvvisamente ho ricevuto una lettera dal Dipartimento di polizia per gli affari esteri coreano che mi diceva che un cittadino coreano si era rivolto al loro ufficio, a quanto diceva per conto della mia famiglia. Questa persona affermava che noi, cioè mia moglie, mio figlio e io, eravamo cittadini cinesi scomparsi, controllati dalla Chiesa di Dio Onnipotente, e quindi chiedeva alla polizia coreana aiuto per scoprire dove ci trovassimo. Facevo fatica a credere a ciò che mi veniva detto. Mia sorella maggiore sapeva che ero venuto in Corea del Sud; dopo esservi arrivato ero infatti rimasto in contatto con lei. Come avrebbe fatto quindi a dire che saremmo scomparsi? Ci doveva essere qualcuno che, dietro, muoveva i fili per un’altra ragione.
A metà marzo mia sorella è venuta in Corea. Grazie all’aiuto del Dipartimento di polizia per gli affari esteri mi ha raggiunto alla Chiesa. Quando l’ho incontrata, ho scoperto che la accompagnavano due agenti cinesi in borghese. Le ho spiegato la mia situazione: in Corea del Sud vivo da uomo libero e pratico la mia fede. Mentre parlavamo, mi sono reso conto che mia sorella non poteva esprimersi liberamente, come se qualcuno la controllasse. I due agenti che erano con lei mi hanno scattato delle fotografie senza il mio premesso e mi hanno mentito dicendo che lo stavano facendo soltanto per far sapere ai miei amici che stavo bene. Più tardi, però, il PCC ha usato quelle immagini contro di me sui siti di propaganda, cosa che tra l’altro conferma che quei due erano proprio agenti della sicurezza.
Durante il nostro incontro, mia sorella ha potuto constatare che la mia famiglia vive in condizioni di piena libertà in Corea del Sud, un Paese democratico, cosa che contraddiceva la teoria del Partito secondo la quale eravamo scomparsi e controllati dalla Chiesa di Dio Onnipotente. A quel punto è partita ed è tornata in Cina senza più alcuna preoccupazione.
Successivamente, tramite i miei amici nella Cina continentale, ho saputo che gli agenti della stazione di polizia del luogo dove in patria risiedevo ufficialmente erano andati dai miei familiari. Mia sorella era venuta in Corea per cercarmi, ma non l’aveva fatto di propria spontanea volontà. Era stata completamente sobillata e manipolata dall’Ufficio per la sicurezza dello Stato. Poiché il PCC la infastidiva e la disturbava di continuo, non aveva avuto altra scelta se non venire qui.
Ho ricevuto anche notizie certe del fatto che, una volta tornata, è stata prelevata da alcuni agenti del ministero per la Sicurezza dello Stato non appena scesa dall’aereo. Non oso telefonarle perché temo che ciò possa procurarle guai.
Un falso “gruppo di ricerca famiglie”
Ma ancora il PCC non era disposto a lasciar perdere. Ancora una volta ha allungato il suo artiglio malvagio fino alla democratica Corea del Sud. Alla fine di agosto 2018, il Partito ha incaricato O Myung-ok (오명옥), un’attivista coreana filo-PCC, di organizzare un finto “gruppo di ricerca famiglie”(con cui i lettori di Bitter Winter hanno ormai familiarità). Undici dei parenti di rifugiati appartenenti alla Chiesa di Dio Onnipotente, fra cui il fratello minore di mia moglie, sono stati portati in Corea dal Partito. Guidati e manipolati dalla O, hanno inscenato una serie di manifestazioni false durata cinque giorni davanti alla Casa Blu (o Cheong Wa Dae, la residenza del presidente coreano), ai locali della nostra Chiesa a Onsu e in altri posti, con la scusa di «cercare i parenti».
Il 3 settembre ci siamo rivolti alla polizia chiedendo di vedere i nostri familiari. Grazie all’intervento delle forze dell’ordine, mia moglie e io abbiamo incontrato mio cognato e tutti noi eravamo molto contenti di vederci. Dopo aver saputo che era tutto a posto, ci siamo sentiti tutti a nostro agio. Quando gli ho chiesto di come fosse venuto in Corea, chi avesse organizzato la manifestazione e perché ci stesse cercando in quel modo, però, ha cambiato discorso di proposito.
Dal file che abbiamo ricevuto dalla polizia, abbiamo scoperto che mio cognato aveva affermato che sua sorella e io vivevamo felicemente prima di iniziare a credere in Dio Onnipotente e diventare asociali, eccentrici e indifferenti verso i familiari, a seguito della conversione; che non ero tornato in Cina per prendermi cura di mia suocera quando si era ammalata e anche che avevo sciupato il brillante futuro di mio figlio. Questo significa solamente distorcere i fatti e confondere le acque. Il rapporto afferma che non siamo tornati in Cina a visitare mia suocera in occasione della sua malattia. In realtà, era già mancata prima che venissimo in Corea; per quanto riguarda mio figlio, qui riceve una buona istruzione e a scuola ottiene ottimi risultati.
Ho affrontato mio cognato a questo proposito e gli ho chiesto perché avesse dato informazioni false alla polizia. Ha affermato senza esitare di non aver scritto quel rapporto e mi ha detto che era stato inventato dal PCC. Il Partito ha usato i miei parenti come pretesto per fabbricare bugie e influenzare l’opinione pubblica. L’hanno fatto per ottenere che noi, i cristiani che adorano Dio Onnipotente in piena libertà nella Corea del Sud, siamo rimandati in Cina per essere imprigionati e perseguitati. È quello il loro obiettivo.
Un’altra truffa nel 2019
Fra il 22 e il 24 luglio 2019 il PCC ha fatto ricorso ai vecchi trucchi e per l’ennesima volta ha ingannato e costretto i parenti che vivono in Cina dei cristiani della CDO a recarsi in Corea del Sud. Sotto il controllo di O Myung-ok, hanno inscenato manifestazioni false con il pretesto di «cercare i parenti», diffamando e accusando falsamente i fedeli fuggiti in Corea di essere in realtà finti rifugiati e chiedendo al governo coreano di estradarli nella madrepatria. Di nuovo, mio cognato ha preso parte alla manifestazione. Questa volta mio suocero è venuto con lui.
Subito, non appena arrivati, il 21 luglio, mia moglie e io siamo andati all’aeroporto internazionale Incheon per accoglierli. Mio suocero aveva sentito molto la mancanza del nipote. Abbiamo proposto loro di venire a casa insieme e stare in famiglia come si deve, ma mio cognato ha rifiutato. Nonostante le nostre insistenze, ha detto che dovevano andare con O. Sono venuti per «cercare i parenti», ma ora che eravamo davanti ai loro occhi, perché non volevano stare insieme? La risposta è scontata. La «ricerca dei parenti» era solo una scusa. Attuare finte manifestazioni ed esercitare pressioni sul governo sudcoreano: queste sono le ragioni per cui il PCC e O li hanno condotti qui.
Il 24 luglio, guidato da O, il “gruppo di ricerca famiglie” ha manifestato davanti ai locali della Chiesa e ha insultato e calunniato con veemenza la nostra fede. Mio cognato era fra loro. Gli slogan che urlavano sembravano preparati accuratamente e avevano poco a che fare con la realtà.
Ho udito mio cognato gridare volutamente: «Perché non volete vedermi?». Queste parole mi hanno molto sorpreso, dato che dal momento in cui è sceso dall’aereo ci eravamo già incontrati e l’avevo invitato a casa. Perché non stava dicendo la verità?
Come in un copione preparato in anticipo, ha urlato: «Quando tuo padre era malato e stava per morire, perché non sei tornato a casa per vederlo?». Ciò mi ha reso ancora più certo della mia ipotesi: tutto ciò che stavano gridando era stato architettato con cura dal PCC per creare l’illusione che fossimo «stati manovrati» e diventati «indifferenti nei confronti dei nostri familiari», ovvero per ingannare l’opinione pubblica coreana e aprire la strada al passo successivo, cioè al nostro rientro forzato in Cina.
Il gruppo dei parenti ha continuato a gridare, sotto il controllo e l’indottrinamento del PCC, affermando con insistenza che in Cina non esiste persecuzione religiosa. Le loro parole somigliavano in modo impressionante ai discorsi dei diplomatici del Partito. Solo il PCC stesso avrebbe potuto dire e credere quelle cose! È una cosa ridicola! È universalmente noto che il Partito perseguiti la gente per via del credo religioso. La Cina è ampiamente riconosciuta come il Paese peggiore al mondo per quanto riguarda la libertà religiosa. È stato per via della persecuzione del PCC che non ho osato tornare a casa per vedere mio padre per l’ultima volta, quando si trovava in punto di morte. Il mio cuore soffre ogni volta che ci penso.
È ovvio che queste persone siano state manipolate o costrette dal PCC. Alcuni fratelli e sorelle della Chiesa che hanno incontrato la propria famiglia mi hanno detto che durante gli incontri i parenti tenevano un comportamento insolito e agivano in modo estremamente ambiguo.
Non appena veniva nominato il Partito o venivano chieste loro le circostanze del viaggio in Corea diventavano nervosi, come se non potessero parlare liberamente. Parlavano in modo titubante e incerto, oppure non rispondevano affatto, o addirittura evitavano l’argomento alzandosi e andandosene. Durante le conversazioni, tutti loro ricevevano messaggi e telefonate che li spingevano a chiudere in fretta la chiacchierata. Era chiaro che stessero ricevendo istruzioni da un personaggio misterioso dietro le quinte.
Benché questa farsa, organizzata in combutta dal PCC e da O Myung-ok, sia ancora una volta fallita, il Partito non intende rinunciare al suo sceneggiato di cospirazione. O e gli altri hanno urlato una minaccia: «Torneremo! Torneremo in una settimana! Questa volta sono venute 20 persone. La prossima volta, ne verranno 50! Torneremo ogni mese e ogni anno, finché non vi riporteremo in Cina, voi che credete in Dio Onnipotente».
Gli intenti minacciosi del PCC sono stati messi bene in chiaro. Il Partito ha usato O per lanciare dieci manifestazioni false allo scopo di molestare e diffamare i cristiani della CDO in Corea del Sud. Ciò accade veramente di rado in uno Stato democratico. Considero O Myung-ok una calamità per la gente di questo Paese. Le campagne che ha promosso a nome del PCC sono umilianti per il sistema democratico sudcoreano. Dovrebbero essere fermate.
Fonte: BITTER WINTER/JIA ZHIGANG

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