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1 luglio 2019

Qual è la differenza tra fare il proprio dovere e prestare servizio?

Parole di Dio attinenti:
Non salverò mai nessuno di coloro che Mi prestano servizio. Non hanno alcun ruolo nel Mio Regno. Questo perché tali persone si occupano soltanto di questioni esteriori anziché compiere la Mia volontà. Anche se ora ne faccio uso, in realtà sono gli individui che odio di più, che detesto di più. Oggi amo chiunque sappia compiere la Mia volontà, mostrare sollecitudine per i Miei fardelli e dare tutto se stesso per Me con cuore sincero e onestà, e illuminerò costantemente queste persone, facendo in modo che non si allontanino da Me. Dico spesso: “A coloro che si adoperano sinceramente per Me di sicuro concederò grandi benedizioni”. A cosa si riferisce la parola “benedizioni”? Lo sai? Riguardo all’opera attuale dello Spirito Santo, indica i fardelli che ti do. Per tutti coloro che sono in grado di portare un fardello per la Chiesa, che si sacrificano sinceramente per Me, un fardello e un cuore sincero sono una benedizione da parte Mia, come anche le Mie rivelazioni. Questo, perché coloro che ora non hanno un fardello non sono da Me predestinati e selezionati; le Mie maledizioni si sono già abbattute su di loro.
da “Discorsi e testimonianze di Cristo al principio”
“Cinque vergini stolte” si riferisce ai servitori. Mi rendono servizio senza attribuire la minima importanza alla vita, cercando soltanto cose esteriori (poiché non hanno la Mia qualità, qualunque cosa facciano è esteriore), e non sono in grado di essere Miei capaci aiutanti, perciò vengono chiamati “vergini stolte”. Il summenzionato “cinque” rappresenta Satana e il fatto che vengano chiamati[a]“vergini” significa che sono stati da Me conquistati e che sono in grado di renderMi servizio, ma le persone di questo tipo non sono sante, dunque vengono chiamate servitori.
da “Discorsi e testimonianze di Cristo al principio”
L’uomo che compie il suo dovere in realtà adempie tutto ciò che è intrinseco a lui, ciò che gli è possibile. È allora che il suo dovere viene realizzato. I difetti dell’uomo durante il suo servizio si riducono gradualmente col progredire dell’esperienza e col procedere della sua esperienza di giudizio; non ostacolano né influenzano il suo dovere. […] Non vi è correlazione fra il dovere dell’uomo e l’eventualità che egli sia benedetto o maledetto. Il dovere è ciò che l’uomo è tenuto a compiere; è il suo sacrosanto dovere e non deve dipendere da ricompense, condizioni o ragioni. Soltanto questo è il compimento del suo dovere. Un uomo benedetto gode della bontà nell’essere reso perfetto dopo il giudizio. Un uomo maledetto riceve la punizione quando la sua indole rimane immutata in seguito al castigo e al giudizio, ossia non viene reso perfetto. In quanto essere creato, l’uomo dovrebbe compiere il suo dovere, fare ciò che è tenuto a fare e ciò che è in grado di fare, indipendentemente dal fatto che venga poi benedetto o maledetto. Questa è la condizione fondamentale per l’uomo, in quanto persona che ricerca Dio. Tu non devi compiere il tuo dovere solo per essere benedetto e non devi rifiutarti di agire per timore di essere maledetto. Desidero dirvi quest’unica cosa: se l’uomo è in grado di compiere il suo dovere, ciò significa che svolge ciò che è tenuto a fare. Se l’uomo non è in grado di compiere il suo dovere, questo dimostra la sua ribellione. È sempre attraverso il processo del compimento del proprio dovere che l’uomo gradualmente si trasforma, ed è attraverso questo processo che dimostra la sua lealtà. Stando così le cose, più tu sei in grado di compiere il tuo dovere, più verità riceverai e più reale diventerà anche la tua espressione. Coloro che nel compiere il proprio dovere si limitano a fare le cose meccanicamente, e non cercano la verità, alla fine saranno eliminati, poiché simili uomini non compiono il loro dovere nella pratica della verità e non mettono in pratica la verità nel compimento del loro dovere. Simili uomini sono coloro che non potranno cambiare e saranno maledetti. Non soltanto la loro espressione è impura, ma ciò che esprimono non è altro che malvagità.
da “La differenza tra il ministero del Dio incarnato e il dovere dell’uomo” in La Parola appare nella carne
Pietro è stato reso perfetto perché ha esperito trattamento e raffinatezza. Egli disse: “Devo soddisfare il desiderio di Dio in ogni momento. In tutto quello che faccio cerco solo di soddisfare il desiderio di Dio e se vengo castigato o giudicato, comunque sarò felice di farlo”. Pietro donò tutto a Dio, la sua opera, le parole e l’intera vita erano tutte nell’intenzione di amare Dio. È stato qualcuno che ha cercato la santità e più lui faceva esperienza, più grande era il suo amore per Dio nel profondo del suo cuore. Paolo, nel frattempo, svolgeva solo un lavoro materiale e anche se lavorava duramente, le sue fatiche erano atte a fare il suo lavoro correttamente e guadagnare così una ricompensa. Se avesse saputo che non avrebbe ricevuto alcun riconoscimento, avrebbe abbandonato la sua opera. Ciò che a Pietro importava era il vero amore custodito nel suo cuore e quello che fosse fattibile e potesse essere raggiunto. Non gli importava che avrebbe ricevuto una ricompensa, quanto il fatto che la sua indole potesse cambiare. Paolo si preoccupava di lavorare sempre più intensamente, curava il lavoro materiale, la devozione e gli insegnamenti non esperiti dalla gente comune. Non gli importavano affatto i cambiamenti dentro di lui, né il vero amore di Dio. Le esperienze di Pietro erano finalizzate ad ottenere un vero amore ed una vera conoscenza. Le sue esperienze erano orientate all’ottenimento di un rapporto più stretto con Dio, ed avere una vita pratica fuori. Il lavoro di Paolo era l’esito di quello che gli aveva affidato Gesù, al fine di ottenere le cose che desiderava, ma queste non erano affini alla sua conoscenza di se stesso e di Dio. Il suo lavoro era unicamente finalizzato a fuggire dal castigo e dal giudizio. Quello che Pietro cercava era amore puro e ciò che Paolo cercava era la corona di rettitudine. Pietro fece esperienza per molti anni del lavoro dello Spirito Santo, ed aveva una conoscenza pratica di Cristo, così come una profonda conoscenza di sé. Perciò il suo amore per Dio era puro. Molti anni di perfezionamento avevano elevato la sua conoscenza di Gesù e della vita, ed il suo, era un amore incondizionato, un amore spontaneo, per cui non chiese nulla in cambio, né sperò di ottenere alcun beneficio. Paolo lavorò per molti anni, eppure non aveva una grande conoscenza di Cristo, ed anche la conoscenza di sé stesso era pietosamente piccola. Semplicemente non nutriva alcun amore per Cristo e la sua opera ed il percorso che faceva erano atti ad ottenere l’alloro finale. Quello che cercava era la corona più bella, non l’amore più puro. Egli non ha cercato attivamente, ma lo ha fatto passivamente; non stava compiendo il suo dovere, ma fu costretto nel suo perseguimento, dopo essere stato rapito per opera dello Spirito Santo. Perciò la sua ricerca non dimostra che egli fosse una creatura qualificata di Dio; ma era Pietro una creatura qualificata di Dio, che ha fatto il suo dovere. […]
[…] Il lavoro di Paolo consisteva nell’approvvigionamento delle chiese e nel loro sostenimento. Ciò che Pietro visse erano i cambiamenti nella sua indole di vita; ha sperimentato l’amore di Dio. Ora che conosci le differenze della loro sostanza, puoi vedere, in ultima analisi, chi credeva profondamente in Dio e chi invece no. Uno di loro amava veramente Dio e l’altro non amava veramente Dio; uno ha subito dei cambiamenti nella sua indole e l’altro no; uno è stato adorato dalla gente ed è stato di grande immagine, mentre l’altro servì con umiltà e non fu facilmente notato dalla gente; uno cercava la santità e l’altro no e sebbene non fosse impuro, non possedeva di un amore puro; uno possedeva una grande umanità e l’altro no; uno possedeva profondamente la ragione di una creatura di Dio e l’altro no. Queste sono le differenze tra la sostanza di Paolo e Pietro. Il percorso che Pietro fece è il percorso di successo, che è anche la via per arrivare al ritrovamento della umanità normale e del compito di una creatura di Dio. Pietro rappresenta tutti coloro che hanno successo. Il percorso fatto da Paolo è il percorso di fallimento, egli rappresenta tutti coloro che obbediscono e si adoperano solo superficialmente e non amano in modo genuino Dio. Paolo rappresenta tutti coloro che non possiedono la verità.
da “Il successo o il fallimento dipendono dal cammino che l’uomo compie” in La Parola appare nella carne
La condivisione dell’uomo:
Tutti coloro che non hanno intrapreso il sentiero corretto della fede in Dio, la cui indole di vita non ha subito alcun cambiamento di sorta e che non comprendono un briciolo di verità, a condizione che si affidino alla passione, a un’intenzione di ottenere benedizioni e siano disposti a sforzarsi un po’, essi stanno prestando servizio. Una volta che uno comprende un po’ di verità, ha vera fede in Dio, non è nemmeno minimamente sospettoso di Dio, possiede una comprensione della Sua opera, capisce che il proposito dell’opera di Dio è quello di salvare e perfezionare le persone, ed è in grado di capire che l’amore di Dio per l’uomo è davvero straordinario, allora tale persona produrrà un cuore che ama Dio, nonché un cuore che restituisce l’amore che Dio gli dà. I compiti che questo genere di persona svolge possono essere considerati buone azioni. Tali compiti, invece di essere noti semplicemente come servizi prestati, possono essere ufficialmente considerati compiti svolti da una delle creature di Dio. Adempiere ai doveri significa che si è disposti ad adempiere ai propri doveri correttamente, come mezzo per ripagare l’amore di Dio. Questa è la differenza tra adempiere ai doveri e prestare servizio. L’intenzione non è la stessa. Lo stato e la condizione del cuore non sono gli stessi. Il prestare servizio viene fatto ai fini di ottenere benedizioni e di essere fedeli con entusiasmo. Adempiere davvero al proprio dovere viene fatto sulla base di una chiara comprensione della verità. Si basa sulla conoscenza dell’amore di Dio e sul desiderio di restituirGli tale amore. Si basa sulla comprensione che una delle creature di Dio dovrebbe svolgere i propri compiti e che questa è la legge del cielo e il principio della terra. È su queste fondamenta che viene creato un cuore per l’adempimento dei propri doveri. Questo è ciò che significa adempiere ai propri doveri veramente e in modo corretto.
da “L’importante significato dietro la preparazione delle buone azioni” in Sermoni e comunicazioni sull’ingresso nella vita (II)
Se fai il tuo dovere al fine di ottenere la benedizione e la salvezza, allora le tue intenzioni non sono giuste. Se le tue intenzioni non sono giuste, non sei in grado di svolgere il tuo dovere all’altezza dello standard: questo tuo modo di agire equivale soltanto a fare le cose meccanicamente, e nello svolgimento dei tuoi doveri non sei in grado di essere in linea con l’intenzione di Dio e di mettere in pratica la verità. Di conseguenza, certamente il compito che svolgi non darà alcun risultato. Adempiere al tuo dovere non significa dare l’impressione di sforzarsi: la cosa principale è risolvere i problemi secondo la verità. Si potrebbe dire che, se nell’adempiere al tuo dovere non pratichi la verità, non si tratta di adempimento del dovere. Adempiere a ogni sorta di dovere è un tipo di manifestazione del praticare la verità e tutto ciò è la pratica della verità. Farsi carico della responsabilità delle creature, adempiendo al dovere che ci si aspetterebbe da loro: questo significa mettere in pratica la verità. Allora, che cos’è la verità? È la realtà e la vita che le creature dovrebbero possedere; la verità è il principio massimo della vita. La vita che le creature dovrebbero ottenere, il dovere che dovrebbero compiere, la responsabilità di cui dovrebbero farsi carico e la somiglianza che dovrebbero vivere: tutto questo è la verità e può essere chiamato complessivamente “verità”. Detto una volta per tutte, solo quando pratichi la verità le tue azioni possono essere considerate un “dovere”; adempiere al tuo dovere significa fare le cose secondo la verità e secondo il cuore di Dio; quindi, a prescindere da quale aspetto del dovere tu stia eseguendo, devi mettere in pratica la verità. Se non pratichi la verità, non fai che correre all’impazzata e prestare un servizio. Se non pratichi verità, allora alcune tue azioni non equivalgono a prestare servizio, ma possono addirittura essere condannate come un male, un’interruzione e un disturbo.
da “Domande e risposte” in Sermoni e comunicazioni sull’ingresso nella vita (VII)
Tutti coloro che si concentrano sul ricercare la vita ed essere il popolo di Dio sono in grado di considerare il compimento del proprio dovere una responsabilità a cui non sottrarsi. Per ricambiare l’amore di Dio, non mercanteggiano sulla ricompensa per il compimento del dovere e non hanno pretese. Tutto ciò che fanno può essere definito “compiere il proprio dovere”. La categoria di persone chiamate “servitori” al massimo compiono un piccolo sforzo per acquietare Dio, in modo da poter essere benedette. La loro fede presenta tante impurità. Non hanno coscienza né buonsenso e ancora meno ricercano la verità e la vita. Poiché vedono che, per natura, sono tanto cattive che sarebbe impossibile per loro diventare popolo di Dio, abbandonano il loro tentativo di diventare popolo di Dio e, dal principio alla fine, vivono in un’atmosfera di negatività. Quindi, tutto ciò che fanno è naturalmente un prestare servizio, poiché il loro concetto distorto della volontà di Dio le ha imprigionate. Il cammino che una persona intraprende determina se ciò che fa sia compiere il suo dovere o prestare servizio. Se ricerca la verità e presta attenzione alla vita, compie bene l’intero suo dovere, per ricambiare l’amore di Dio e per soddisfare Dio, si impegna a fondo con l’obiettivo di far parte del popolo di Dio, se è sostenuta da questo genere di visione, allora ciò che fa è certamente il compimento del suo dovere. Tutti coloro che non possiedono la verità, che non hanno proprio alcuna ambizione, che in situazioni negative compiono solo un piccolo sforzo per acquietare e ingannare Dio, persone del genere sono quelle che prestano servizio, e il cammino che percorrono lo è ancor più. È chiaro che tutti i servitori sono veramente persone senza coscienza né buonsenso e sono persone che non perseguono la verità. Come sarebbe possibile per loro avere vita? Da ciò è evidente come tali persone che non hanno la determinazione, non ricercano la verità e non prestano attenzione alla vita forse non siano adatte nemmeno a essere servitori. La loro natura è tanto cattiva; non sono disposte ad accettare la verità e non credono in Dio. Sono perfino sospettose di ciò che Dio dice. Questo non è altro che il loro inganno che le seppellisce. Se uno è veramente un servitore, comunque deve prestare servizio bene e non agire in maniera meccanica e sciatta. Solo così avrebbe i requisiti per essere un servitore che permane, e sarebbe molto fortunato. Diventare veramente un servitore non è una faccenda semplice.
dalla condivisione del Fratello
Note a piè di pagina:
a. L’originale omette “il fatto che vengano chiamati”.

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