Oggi molte persone non hanno neanche la razionalità o l’autoconsapevolezza di Paolo, il quale, sebbene colpito dal
Signore Gesù, già aveva deciso di lavorare e soffrire per Lui. Gesù lo afflisse con una malattia, e in seguito Paolo continuò a esserne affetto, dopo aver cominciato l’opera. Perché affermava di avere una spina nella carne? La spina, in realtà, era la malattia, e per Paolo si trattava di una debolezza fatale. Per quanto bene potesse operare e per quanto profonda fosse la sua decisione di soffrire, aveva sempre questa malattia. Paolo aveva una levatura molto più forte di quella che avete voi oggi; non solo aveva tale levatura, ma era anche consapevole e possedeva più razionalità di quanta non ne abbiate voi. Oggi, non solo non si possiede la razionalità di Pietro, ma molte persone non riescono neanche a sviluppare la razionalità di Paolo. Dopo essere stato colpito da Gesù, Paolo smise di perseguitare i discepoli, cominciò a predicare e a soffrire per Gesù. E che cosa ispirava la sua sofferenza? Poiché aveva visto la grande luce, Paolo credeva di dover rendere testimonianza al Signore Gesù, doveva smettere di perseguitare i discepoli di Gesù e di opporsi all’opera di Dio. Dopo aver visto la grande luce, cominciò a soffrire per Dio, a dedicarsi a Lui, e prese la propria decisione. Dopo essere stato investito dalla grande luce, cominciò a operare per Dio e fu in grado di prendere la propria decisione, dimostrando in tal modo la propria razionalità. Paolo fu una figura di altissimo livello in campo religioso. Era molto istruito e pieno di talenti, si sentiva superiore alla maggior parte delle persone e possedeva una personalità più forte della maggior parte di esse. Ma dopo essere stato investito dalla grande luce, disse che doveva lavorare per il Signore Gesù, dimostrando così la propria razionalità. Quando perseguitava i discepoli, Gesù gli apparve e disse: “Paolo, perché Mi perseguiti?” Paolo cadde immediatamente a terra e chiese: “Chi sei?” Una voce dal cielo rispose: “Sono il Signore Gesù, che tu perseguiti”. Improvvisamente, si risvegliò, comprese, e solo allora seppe che Gesù era il
Cristo, che Egli era Dio. “Devo obbedire, Dio mi ha dato questa grazia, e anche se io L’ho perseguitato, Egli non mi ha colpito né mi ha maledetto: devo soffrire per Lui”. Paolo riconobbe che aveva perseguitato il Signore Gesù Cristo e che adesso stava ammazzando i Suoi discepoli, che Dio non lo aveva maledetto ma aveva fatto splendere la luce su di lui; ciò lo ispirò, e Paolo disse: “Sebbene non abbia guardato il Suo volto, Ho sentito la Sua voce e ho visto la Sua grande luce. Solo ora intendo veramente che Dio mi ama, e che il Signore Gesù Cristo in realtà è Dio che ha misericordia dell’uomo e che perdona i peccati dell’uomo per l’eternità. Vedo davvero che sono un peccatore”. In seguito, Dio utilizzò i doni di Paolo per l’opera, ma dimentichiamo questa circostanza per un attimo. La sua decisione in quel momento, la sua normale razionalità umana e la sua autoconsapevolezza sono cose che voi siete incapaci di ottenere. Oggi, non avete forse ricevuto molta luce? Molte persone non hanno compreso che l’indole di Dio è composta da maestà, ira, giudizio e castigo? Spesso le maledizioni, le prove e il perfezionamento hanno colpito le persone, ed esse che cosa hanno imparato? Hai ottenuto qualcosa dopo essere stato disciplinato e corretto? Parole severe, punizioni e giudizi ti hanno colpito molte volte, eppure continui a non farci caso. Non hai neanche quel po’ di razionalità posseduta da Paolo: non sei forse estremamente arretrato? C’erano molte cose che Paolo non vedeva chiaramente. Sapeva soltanto che la luce lo aveva illuminato ed era inconsapevole di essere stato gettato a terra. Nella sua personale convinzione, dopo essere stato illuminato, doveva spendere sé stesso per Dio, soffrire per Dio, fare di tutto per preparare la via per il Signore Gesù Cristo, e conquistare più peccatori affinché fossero redenti dal Signore. Questa era la sua decisione, e l’unico scopo della sua opera; ma durante lo svolgimento di tale opera la malattia non l’abbandonò fino alla morte. Paolo lavorò per oltre vent’anni. Soffrì molto e fu oggetto di molte persecuzioni e tribolazioni, sebbene, ovviamente le sue prove fossero molto inferiori a quelle di Pietro. Quanto siete patetici se non possedete neanche la razionalità di Paolo? In tal caso, come potrebbe Dio intraprendere un’opera ancora più grande in voi?