Mia cugina venne a trovarmi preoccupata, sospirò e mi disse: “È un po’ che lavoro nella Chiesa con sorella Chen. Ma negli ultimi tempi, tutte le volte che dovevamo affrontare qualche problema, non siamo mai riuscite ad avere una posizione univoca. Quando io parlavo di est, lei parlava solo di ovest. Pensavo che le mie opinioni e i miei punti di vista fossero ovviamente giusti, ma sorella Chen mi contestava sempre. Era difficile per me cedere e accettare questa situazione. In seguito, per evitare di litigare, non dicevo niente, ma lottavo con lei dentro di me: dal momento che pensi di essere in gamba, beh, le dicevo, puoi pure avere l’ultima parola sul lavoro della Chiesa da sola, io non vi prenderò più parte. Vedrò cosa saprai fare. A volte mi accorgevo persino che sorella Chen su alcuni problemi non era sicura e sapevo che se avesse agito alla cieca avrebbe causato un danno alla Chiesa, ma ancora non volevo correggerla. A causa di queste faccende, mi sentivo a disagio e la mia relazione con Dio stava diventando anomala. So che il mio comportamento è in contraddizione con la volontà del Signore, ma non ho idea di cosa fare per raggiungere un coordinamento armonioso con la mia collaboratrice e per salvaguardare insieme a lei gli interessi della Chiesa”.
Ascoltai con attenzione le parole irritate di mia cugina e le offrii un bicchiere d’acqua, dicendo: “Qualche tempo fa, ho avuto anch’io un problema simile quando ero responsabile del lavoro della Chiesa con sorella Li. Ogni volta che discutevamo insieme delle attività da svolgere, sorella Li aveva sempre opinioni diverse rispetto ai miei punti di vista. Sentivo che sembrava voler rendermi intenzionalmente le cose difficili e desiderava trovarmi dei difetti. Quindi, per ripicca, non volevo prestarle in alcun modo attenzione. Pensavo: “Comportati come ti pare, non dirò una parola. Anche se so che il Signore disse: ‘Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi’ (Giovanni 15:12), quando i miei vantaggi, la mia faccia e la mia reputazione sono coinvolti, fatico a mettere in pratica la parola di Dio. Ho sempre troppo poco amore e troppi preconcetti, troppo poca comprensione e troppi conflitti. Soprattutto nell’organizzazione e nella gestione del lavoro della Chiesa, quando non riuscivamo ad avere un’opinione univoca, nessuna di noi era disposta a mettersi da parte. Entrambe pensavamo che i nostri pareri fossero migliori di quelli dell’altra e che la nostra capacità di comprensione fosse superiore, quindi volevamo tutte e due che la controparte accettasse i nostri punti di vista e i nostri consigli. Quando il lavoro della Chiesa era in ritardo, ci fissavamo negli occhi, pensando che ciò fosse causato dalla presunzione dell’altra. Quando le nostre idee venivano respinte, per ripicca mettevamo da parte il lavoro e lo trascuravamo”.
Mia cugina posò il bicchiere in mano, annuendo e dicendo: “Hai ragione! È proprio quello che faccio io. So anche che il Signore ci richiede di essere di un sol cuore e di una sola mente, e di amarci l’un l’altro, ma ogni volta che la mia faccia e la mia posizione sono a rischio, non riesco a mettere in pratica tali principi. Come possiamo risolvere questo problema?”.
Risposi: “Io, per trovare una soluzione, ricercavo e pregavo continuamente Dio. Qualche giorno fa, ho fatto visita a un’amica, anche lei credente nel Signore. Dalla sua condivisione, ho ricavato un modo per praticare e me lo sono annotato. Attendi un attimo, vado a prendere gli appunti e li condivido con te”. Dopo aver recuperato le mie carte, iniziai a condividere con mia cugina…
1. Se vogliamo raggiungere un coordinamento armonioso, dobbiamo comprendere la nostra stessa natura arrogante e imparare a rispettare e ad ascoltare i corretti suggerimenti degli altri.
Poiché siamo stati profondamente corrotti da Satana, tutti noi abbiamo una natura satanica di arroganza, presunzione, egoismo e moralismo. Questa è la ragione principale per cui non possiamo coordinarci armoniosamente con gli altri. Dominati dalla nostra indole superba, quando ci coordiniamo con gli altri per compiere un servizio, li guardiamo sempre dall’alto in basso, li consideriamo meno capaci di noi e sentiamo che siamo migliori di loro e abbiamo una capacità di comprensione maggiore. Vogliamo avere in tutto l’ultima parola. Quindi, spesso lavoriamo intenzionalmente da soli; indipendentemente da quel che facciamo, siamo pronti ad agire in modo arbitrario; anche se discutiamo con gli altri, passiamo a volo d’uccello sulle loro proposte, perché nella nostra mente abbiamo già deciso che faremo questo o quello. A causa della nostra arroganza e presunzione, sempre aggrappati alle nostre opinioni, è difficile per noi evitare di produrre attriti, allontanamenti e divergenze con i nostri collaboratori.
Quindi, dobbiamo prestare attenzione a capire la nostra arroganza e presunzione e a comprendere che le nostre concezioni e immaginazioni interiori non sono la verità, ma provengono dalla nostra indole corrotta, e appartengono a Satana, e pertanto non dovremmo attenerci a esse, ma rinnegarle e rinunciarvi. Inoltre, in tutto ciò in cui ci imbattiamo, dovremmo ricercare l’intenzione di Dio, ascoltare i corretti suggerimenti degli altri e svolgere bene il lavoro della Chiesa secondo le esigenze del Signore. Solo in questo modo il nostro coordinamento nel servizio sarà conforme alla volontà di Dio e sarà da Lui benedetto. Il Signore Gesù disse: “Beati i poveri in ispirito, perché di loro è il regno de’ cieli” (Matteo 5:3). Se riusciremo a mantenere un cuore colmo di umiltà e di ricerca, e ad avere un animo aperto per imparare dai punti di forza degli altri come sopperire alle nostre debolezze, allora non solo potremo ottenere un coordinamento armonioso, ma potremo anche apprendere molto. In realtà, quando discutiamo con gli altri a causa delle nostre diverse opinioni, se consideriamo con attenzione i punti di vista altrui, scopriremo che non sono meno importanti dei nostri; quel che essi suggeriscono contiene anche elementi e raccomandazioni utili, dobbiamo solo avvicinarci ad essi con il cuore; la nostra capacità di comprensione non è poi così buona o geniale. Coloro che sono molto competitivi e si arrendono alla vanità divengono arroganti e presuntuosi. Credere troppo in noi stessi e sforzarci di negare le opinioni degli altri, è un comportamento assolutamente irragionevole.
2. Se desideriamo ottenere un coordinamento armonioso, dobbiamo essere capaci di volgerci a Dio e di eseguire bene il lavoro della Chiesa, avere il coraggio di salvaguardarne l’interesse e aderire al principio di verità.
Quando due persone svolgono insieme il lavoro della Chiesa, da un lato, esse dovrebbero accettare i corretti suggerimenti degli altri e non vivere secondo la propria natura arrogante; d’altro lato, esse dovrebbero ricercare il principio di verità in ogni cosa e non arrabbiarsi a causa del loro preconcetto verso l’altro, ignorando l’interesse della Chiesa. Sarebbe bene che costoro si controllassero e si sorvegliassero a vicenda, ma assolutamente non ricorressero a irascibilità e ad arroganza nell’eseguire le proprie attività. Quando scopriamo che i nostri collaboratori compiono atti contro la verità, dovremmo avere il coraggio di mantenere la coerenza con i nostri principi e non dire sempre di sì. Come si fa, ad esempio, quando si vede un proprio collaboratore o altri disturbare o demolire il lavoro della Chiesa, cosa che ha un serio impatto sull’ingresso dei fratelli e delle sorelle nella vita, e tuttavia lo si ignora e si mantiene l’atteggiamento di “Lascia che le cose vadano come devono andare, se non ci riguardano personalmente; taci sulle colpe dei buoni amici perché questo crea un’amicizia lunga e buona”, non prendendo in considerazione il lavoro della Chiesa né la vita dei fratelli e delle sorelle. Quelli che si comportano così portano avanti solo il proprio lavoro e guardano all’opera da svolgere nella Chiesa come a un gioco. A loro non importa nulla se gli interessi della Chiesa subiscono danni, e si concentrano esclusivamente sui propri vantaggi. Finché i loro interessi non vengono colpiti, non si preoccupano affatto di tutto il resto. Persone del genere sono egoiste, non sono fedeli servitori di Dio e non sono mai capaci di raggiungere un coordinamento armonioso con gli altri. Se non faranno marcia indietro per tempo, perderanno l’opera dello Spirito Santo e cadranno nelle tenebre.
Quindi, se scopriamo che ciò che i collaboratori fanno può creare danni agli interessi della Chiesa, dovremmo stare dalla parte della verità e non dovremmo cedere. Ma se i collaboratori cooperano in modo sciocco perché non hanno capito il principio della verità, allora non dovremmo essere eccessivamente critici, ma dovremmo invece ricercare e condividere con loro la verità, in modo da poter realizzare bene l’incarico da parte di Dio. Allora, questo coordinamento sarà armonioso.
3. Coordinarsi armoniosamente ha lo scopo di realizzare l’incarico da parte di Dio, di completarci a vicenda e di trovare un fondamento comune.
Nel coordinamento del servizio, l’errore che commettiamo più facilmente è essere arroganti e presuntuosi, rifiutarci di obbedire, non avere riguardo per i suggerimenti degli altri e voler solo che essi ci obbediscano e vadano di pari passo con noi. Un altro errore è vivere secondo la nostra natura egoista e spregevole; anche se vediamo che i nostri collaboratori hanno problemi, non siamo disposti a praticare la verità e ci concentriamo solo sul mantenimento con loro di un rapporto materiale, ignorando gli interessi della Chiesa. Un tale coordinamento nel servizio è privo di armonia e, se collaboriamo in questo modo, prima o poi verremo respinti ed eliminati dallo Spirito Santo. Lo scopo di Dio nell’organizzare il nostro lavoro comune è permetterci di imparare gli uni dagli altri, e unirci nel cuore e nella mente per servire Dio. Solo così la Chiesa sarà costruita e la nostra vita spirituale crescerà.
Pensate con attenzione, non c’è compito all’interno della Chiesa che possa essere realizzato da una sola persona; pertanto, dobbiamo coordinare il servizio in modo che il lavoro possa raggiungere un buon risultato. Poiché nessuno di noi è perfetto, e tutti noi abbiamo molte carenze e imperfezioni, se ci affidiamo solo a noi stessi per svolgere il lavoro di coordinamento necessario a adempiere al nostro dovere, allora non riusciremo a eseguire i compiti affidati e potremo anche commettere errori e creare danni all’attività della Chiesa. Ma se saremo capaci di coordinarci nel nostro servizio, i nostri difetti saranno compensati a vari livelli, e alcuni errori verranno evitati. Proprio come nell’Età della Legge, Jahvè Dio permise a Mosè di condurre gli Israeliti fuori dall’Egitto. Poiché Mosè era goffo nel parlare e non poteva portare a termine l’incarico da parte di Dio da solo, Egli elevò Aronne a suo portavoce. Assieme essi compirono i loro rispettivi doveri e cooperarono l’uno con l’altro e, infine, condussero gli Israeliti fuori dall’Egitto, completando l’incarico da parte di Dio.
Proprio come quando svolgiamo insieme i nostri doveri nella Chiesa, qualcuno è bravo a scoprire i problemi presenti in essa e le lacune nel lavoro, ma la sua comprensione della verità è superficiale; quindi, dopo aver scoperto le difficoltà, costui non sa quale aspetto della verità dovrebbe essere condiviso per risolverli. Allo stesso tempo, qualcun altro è migliore nel ricevere la parola di Dio e nel comunicare la verità. Se costoro riusciranno a lavorare insieme, a dare gioco ai propri punti di forza e a imparare gli uni dagli altri, allora non solo i problemi nella Chiesa saranno risolti, ma le vite dei fratelli e delle sorelle risulteranno edificate, e loro stessi, operando insieme, apprenderanno insegnamenti nuovi. È utile per il lavoro della Chiesa e per il nostro ingresso nella vita. Se tutti noi ci preoccupassimo dell’intenzione di Dio e, per il bene della Chiesa e dell’ingresso nella vita di fratelli e sorelle, coordinassimo armoniosamente le nostre attività e facessimo del nostro meglio, le benedizioni di Dio ci accompagnerebbero: la vita della Chiesa migliorerebbe progressivamente; l’intera Chiesa sarebbe un solo cuore e si creerebbe un’atmosfera di armonia; la volontà di Dio potrebbe esercitarsi su di noi e ogni compito produrrebbe sempre risultati. Se potessimo sempre vivere ed entrare nella vita in questo modo, indipendentemente dalla persona con cui lavoriamo, potremmo imparare gli uni dagli altri e, quindi, otterremo molto e le nostre vite crescerebbero più rapidamente. Non sono forse questi l’amore e la salvezza di Dio per noi?
Dopo aver condiviso queste idee, chiesi a mia cugina: “Cara, se praticassimo secondo questi principi, non dovremmo preoccuparci di non coordinarci in modo armonioso, giusto?”
Mia cugina sorrise e rispose: “Grazie a Dio! Dopo la tua condivisione, il mio cuore è perfettamente chiaro e possiedo anche la via. In futuro, se ancora non sarò in grado di lavorare con sorella Chen, pregherò Dio, rinuncerò alla mia natura arrogante e cercherò la verità per risolvere il mio problema. Sorella Chen ed io dovremmo anche imparare l’una dall’altra e offrire una parte di noi stesse per costruire insieme la Chiesa”.
Annuii, anch’io sorridendo lietamente…
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