Home

7 settembre 2019

La parola di Dio "In merito alla Bibbia (3)"

Non tutto nella Bibbia è il resoconto delle parole proferite personalmente da Dio. La Bibbia documenta semplicemente le due fasi precedenti dell’opera divina, delle quali una parte è una documentazione delle predizioni dei profeti e un’altra riguarda la conoscenza e le esperienze scritte dagli uomini di cui Dio Si è servito nel corso delle epoche.
Non tutto nella Bibbia è il resoconto delle parole proferite personalmente da Dio. La Bibbia documenta semplicemente le due fasi precedenti dell’opera divina, delle quali una parte è una documentazione delle predizioni dei profeti e un’altra riguarda la conoscenza e le esperienze scritte dagli uomini di cui Dio Si è servito nel corso delle epoche. Le esperienze umane sono inevitabilmente contaminate dalla conoscenza e dalle opinioni personali. In molti dei libri biblici vi sono concezioni, pregiudizi e assurde interpretazioni umane. Naturalmente, la maggior parte delle parole sono il risultato della rivelazione e dell’illuminazione dello Spirito Santo e sono interpretazioni corrette, tuttavia non si può dire che siano espressioni del tutto accurate della verità. Le loro opinioni su certe cose non rappresentano altro che la consapevolezza dell’esperienza personale o della rivelazione dello Spirito Santo. Le predizioni dei profeti vennero personalmente insegnate da Dio. Le profezie di Isaia, Daniele, Ezra, Geremia ed Ezechiele provennero dall’istruzione diretta dello Spirito Santo; essi erano veggenti, avevano ricevuto lo Spirito della profezia, erano tutti profeti dell’Antico Testamento. Durante l’Età della Legge queste persone, che avevano ricevuto l’ispirazione di Jahvè, raccontarono molte profezie, che vennero insegnate direttamente da Lui. E perché Egli agì in loro? Perché il popolo d’Israele era il popolo scelto da Dio; l’operato dei profeti dovette essere svolto fra di loro ed essi erano qualificati per ricevere tali rivelazioni. Di fatto, da loro stessi non sarebbero riusciti a comprendere le rivelazioni che Dio aveva fatto loro. Lo Spirito Santo pronunciò quelle parole attraverso le loro bocche, in modo che la gente del futuro potesse comprendere quelle cose e vedere che erano davvero opera dello Spirito di Dio, dello Spirito Santo, e non avevano origine dall’uomo, e per confermare loro l’azione dello Spirito Santo. Durante l’Età della Grazia, Gesù Stesso compì tutto questo lavoro al posto loro, e così le persone non pronunciarono più profezie. Gesù era quindi un profeta? Naturalmente, Egli era un profeta, ma era anche in grado di compiere l’opera degli apostoli: poteva rivelare profezie, predicare e insegnare alle persone su tutta la terra. Eppure, l’operato che compì e l’identità che rappresentava, non erano gli stessi. Egli venne per redimere tutta l’umanità dal peccato; era un profeta e un apostolo, ma più di questo era Cristo. Un profeta può pronunciare profezie, ma non si può dire che sia Cristo. In quel periodo, Gesù rivelò molte profezie e così si può dire che Egli fosse un profeta, ma non che, per questo motivo, non fosse Cristo. Questo perché Egli rappresentava Dio Stesso nello svolgimento di una fase dell’opera e la Sua identità era diversa da quella di Isaia: Egli venne per portare a termine l’opera di redenzione, e fornì anche la vita dell’uomo e lo Spirito di Dio giunse a Lui direttamente. Nell’attività che realizzò, non ci furono ispirazioni dello Spirito di Dio o istruzioni di Jahvè. Al contrario, lo Spirito operò direttamente, il che è sufficiente a dimostrare che Gesù non è uguale a un profeta. L’opera che Egli compì fu di redenzione e poi di rivelazione della profezia. Egli era un profeta, un apostolo e, più di questo, era il Redentore. I profeti, invece, potevano solo raccontare profezie e non erano in grado di rappresentare lo Spirito di Dio nel compiere qualsiasi altra opera. Poiché Gesù compì molto lavoro mai svolto dall’uomo, e realizzò la redenzione del genere umano, Egli era dunque diverso da quelli come Isaia. Che alcuni non accettino la corrente attuale, si deve al fatto che ciò ha creato loro un ostacolo. Essi dicono: “Nell’Antico Testamento anche molti profeti hanno pronunciato diverse parole, allora perché non erano anch’essi Dio incarnato? Il Dio di oggi pronuncia delle parole, sono sufficienti a dimostrare che Egli è il Dio fattoSi carne? Non tieni in grande considerazione la Bibbia e non la studi, quali basi hai, dunque, per dire che è l’incarnazione di Dio? Tu dici che i profeti furono istruiti dallo Spirito Santo e credi che questa fase dell’opera sia stata compiuta personalmente da Dio, ma qual è il tuo fondamento per sostenerlo? Concentri l’attenzione sulle parole odierne di Dio, sembra che tu abbia negato la Bibbia e che l’abbia messa da parte”. E così dicono che credi nell’eresia e nell’eterodossia.
Se vuoi rendere testimonianza all’opera divina degli ultimi giorni, devi prima comprendere la storia segreta della Bibbia, la sua struttura e sostanza. Al giorno d’oggi, le persone credono che la Bibbia sia Dio e che Dio sia la Bibbia. Parimenti, ritengono anche che tutte le parole della Bibbia siano le uniche parole pronunciate da Dio e che furono tutte dette da Lui. Coloro che credono in Dio, pensano altresì che, sebbene tutti i sessantasei libri dell’Antico e del Nuovo Testamento fossero stati scritti da persone, vennero tutti ispirati da Dio e furono un resoconto dei discorsi dello Spirito Santo. Questa è l’interpretazione errata delle persone, non completamente in accordo con i fatti. In effetti, ad esclusione dei libri delle profezie, la maggior parte dell’Antico Testamento è un resoconto storico. Alcune delle epistole del Nuovo Testamento provengono da esperienze personali e altre derivano dalla rivelazione dello Spirito Santo; le lettere di Paolo, per esempio, ebbero origine dall’opera di un uomo, furono il risultato della rivelazione dello Spirito Santo e furono scritte per le Chiese; sono parole di esortazione e di incoraggiamento per i fratelli e le sorelle delle Chiese. Non si trattava di parole pronunciate dallo Spirito Santo, Paolo non poteva parlare in Suo nome, e nemmeno era un profeta, ancor meno aveva visioni come Giovanni. Le sue lettere vennero scritte per le Chiese di Efeso, Filadelfia, Galazia e per altre. E, quindi, le lettere paoline del Nuovo Testamento sono epistole che egli scrisse per le Chiese e non ispirazioni dello Spirito Santo, né sono espressioni dirette di quest’ultimo. Si tratta soltanto di parole di esortazione, di consolazione e d’incoraggiamento che Paolo mise per iscritto per le Chiese durante lo svolgimento del suo lavoro. Sono, inoltre, un resoconto di gran parte del lavoro svolto da Paolo all’epoca. Furono scritte per tutti i fratelli e le sorelle nel Signore appartenenti a tutte le Chiese, per far sì che questi ultimi, in quel momento, seguissero il suo consiglio e si conformassero alle vie del Signore Gesù. In nessun modo Paolo disse che, le Chiese di quell’epoca o del futuro, avrebbero tutte dovuto nutrirsi delle parole che egli scrisse, né dichiarò che queste provenivano tutte da Dio. Secondo le condizioni della Chiesa in quel periodo, egli era semplicemente in comunione con i fratelli e le sorelle, li esortava e ispirava in loro la fede; semplicemente, predicava o ricordava alle persone e le esortava. Le sue parole erano basate sul suo stesso fardello e, attraverso di esse, egli sosteneva le persone. Egli svolse il lavoro di un apostolo delle Chiese di quel tempo, fu un lavoratore utilizzato dal Signore Gesù, e quindi gli venne data la responsabilità delle Chiese; fu incaricato di eseguire l’opera delle Chiese e dovette conoscere le situazioni dei fratelli e delle sorelle, per questo scrisse le lettere per questi ultimi. Tutto ciò di edificante e positivo che disse per le persone, era giusto, ma non rappresentava le espressioni dello Spirito Santo e nemmeno di Dio. Si tratta di un equivoco madornale e di una terribile bestemmia per gli uomini, trattare i resoconti delle esperienze di un uomo e le sue lettere come parole pronunciate dallo Spirito Santo alle Chiese! Ciò è particolarmente vero quando si tratta delle lettere che Paolo scrisse per le Chiese, perché queste vennero composte per i fratelli e le sorelle secondo le circostanze e la situazione di ogni Chiesa in quell’epoca, al fine di esortare i fratelli e le sorelle nel Signore a ricevere la grazia di quest’ultimo. Le sue epistole mirano a risvegliare i fratelli e le sorelle di quel periodo. Si può affermare che questo era sia il suo fardello, che quello datogli dallo Spirito Santo; dopotutto, egli era un apostolo che guidava le Chiese dell’epoca, che scriveva lettere per le Chiese e le esortava: ecco la sua responsabilità. La sua identità non era nient’altro che quella di un apostolo all’opera, semplicemente mandato da Dio; non era né un profeta, né un indovino. Per lui, il suo incarico e le vite dei fratelli e delle sorelle erano, quindi, della massima importanza. Perciò, non poteva parlare a nome dello Spirito Santo. Le sue parole non erano quelle di quest’ultimo, tantomeno potevano essere considerate parole proferite da Dio, visto che Paolo altri non era che una Sua creatura, e non certamente l’incarnazione di Dio. La sua identità non era la stessa di Gesù. Le parole di Gesù erano quelle dello Spirito Santo, di Dio, perché la Sua identità era quella di Cristo, il Figlio di Dio. Come potrebbe Paolo essere Suo pari? Se le persone considerano lettere o parole come quelle di Paolo quali espressioni dello Spirito Santo, e le adorano come Dio, si può solamente affermare che non fanno troppi discernimenti. Per parlare più duramente, non si tratta solo di bestemmie? Come può un uomo parlare in nome di Dio? E come possono le persone inchinarsi davanti alla documentazione delle sue epistole e delle parole che pronunciò, come fossero un libro sacro o divino? Le parole divine potrebbero essere dette a caso da un uomo? Come può un uomo parlare per conto di Dio? E, dunque, cosa dici, le lettere che scrisse per le Chiese non potrebbero essere contaminate dalle sue idee personali? Come potrebbero non essere macchiate da concezioni umane? Egli scrisse le lettere per le Chiese basandosi sulle sue esperienze personali e sul livello della sua vita. Ad esempio, Paolo scrisse una lettera alle Chiese della Galazia, che contiene una certa idea e Pietro ne scrisse un’altra con un altro punto di vista. Quale delle due proveniva dallo Spirito Santo? Nessuno può dirlo con certezza. Si può solo dire, quindi, che entrambi avevano un fardello nei confronti delle Chiese, ma le loro lettere rappresentano la loro statura morale, la loro fornitura, il loro supporto per i fratelli e le sorelle, il loro fardello verso le Chiese e rappresentano solo l’operato umano; non furono del tutto opera dello Spirito Santo. Se dici che le sue epistole sono parole dello Spirito Santo, sei quindi ridicolo e stai bestemmiando! Le lettere di Paolo e le altre epistole del Nuovo Testamento equivalgono alle memorie delle figure spirituali più recenti. Sono alla pari dei libri di Watchman Nee o delle esperienze di Lawrence, e così via. Semplicemente, i libri delle figure spirituali più moderne non sono inseriti nel Nuovo Testamento, eppure l’essenza di queste persone è la stessa; sono uomini utilizzati dallo Spirito Santo in un determinato periodo, ma non potrebbero rappresentare direttamente Dio.
Il Vangelo di Matteo del Nuovo Testamento documenta la genealogia di Gesù. All’inizio, afferma che Egli era un discendente di Abramo, figlio di Davide e di Giuseppe; poi dice che Gesù fu concepito dallo Spirito Santo e nacque da una vergine, il che significherebbe che non era il figlio di Giuseppe o il discendente di Abramo e nemmeno il figlio di Davide. Tuttavia, la genealogia insiste nel collegare Gesù a Giuseppe. In seguito, inizia a documentare il processo mediante il quale nacque Gesù. Si legge che Egli venne concepito per opera dello Spirito Santo, nacque da una vergine e non era figlio di Giuseppe. Eppure, nella genealogia è scritto chiaramente che Gesù era figlio di Giuseppe e, poiché la genealogia è scritta partendo da Gesù, registra quarantadue generazioni. Quando si giunge alla generazione di Giuseppe, si dice in modo frettoloso che Giuseppe era il marito di Maria, parole che servono a dimostrare che Gesù era il discendente di Abramo. Non si tratta di una contraddizione? La genealogia documenta chiaramente gli antenati di Giuseppe, è ovviamente la sua genealogia, ma Matteo insiste che si tratta della genealogia di Gesù. Questo non nega il fatto del concepimento di Gesù per opera dello Spirito Santo? La genealogia scritta da Matteo non è, dunque, un’idea umana? È ridicola! In questo modo capisci che questo libro non proviene del tutto dallo Spirito Santo. Ci sono, forse, alcuni che pensano che Dio debba avere una genealogia sulla terra, a seguito della quale assegnano Gesù alla quarantaduesima generazione di Abramo. Questo è davvero assurdo! Dopo essere giunto sulla terra, come potrebbe Dio avere un albero genealogico? Se dici che Dio ha una genealogia, non Lo collochi tra le Sue creature? Dio non appartiene alla terra, Egli è il Signore della creazione e, sebbene Si sia fatto carne, non è della stessa sostanza dell’uomo. Come potresti classificare Dio alla stessa stregua di una Sua creatura? Abramo non può rappresentare Dio; egli fu l’oggetto dell’opera di Jahvè in quel periodo, era solo un fedele servitore a Lui gradito e un uomo del popolo di Israele. Come potrebbe essere un antenato di Gesù?
Chi scrisse la genealogia di Gesù? Fu Egli Stesso a scriverla? Disse loro personalmente: “Scrivi il Mio albero genealogico?” Venne, invece, documentata da Matteo, dopo che Gesù fu inchiodato sulla croce. In quell’epoca, Gesù aveva svolto molto lavoro incomprensibile ai Suoi discepoli e per il quale non aveva fornito alcuna spiegazione. Dopo la Sua dipartita i discepoli iniziarono a predicare e ad agire ovunque e, per il bene di quella fase dell’opera, cominciarono a scrivere le lettere e i libri del Vangelo. Questi ultimi, contenuti nel Nuovo Testamento, vennero messi per iscritto venti o trent’anni dopo che Gesù era stato crocifisso. Prima, il popolo d’Israele leggeva solo l’Antico Testamento, cioè, all’inizio dell’Età della Grazia, il popolo leggeva l’Antico Testamento. Il Nuovo Testamento apparve soltanto durante l’Età della Grazia, non esisteva quando Gesù era in azione; le persone documentarono il Suo operato dopo che Egli risorse e ascese al cielo. Solo allora comparvero i quattro Vangeli, oltre ai quali si annoverarono anche le lettere di Paolo e di Pietro, come pure l’Apocalisse. Solamente dopo trecento anni che Gesù era asceso al cielo, quando le generazioni successive raccolsero i loro resoconti, nacque il Nuovo Testamento. Unicamente dopo che quest’opera venne portata a termine, apparve il Nuovo Testamento; non esisteva in precedenza. Dio compì tutta quell’opera e l’apostolo Paolo realizzò tutto quell’operato, e in seguito le lettere di Paolo e di Pietro vennero unite e la più grande visione documentata da Giovanni nell’isola di Patmos venne inserita per ultima, perché profetizzava l’opera degli ultimi giorni. Furono tutti provvedimenti delle generazioni successive e sono diversi dalle parole odierne. Ciò che viene documentato nel tempo presente segue le fasi dell’opera divina; ciò con cui la gente tratta attualmente è l’attività personalmente realizzata da Dio, e le parole pronunciate da Lui Stesso. Tu non hai bisogno di interferire, le parole, che provengono direttamente dallo Spirito, sono state predisposte passo dopo passo e sono diverse dalle disposizioni delle documentazioni umane. Quello che annotarono si può dire sia stato conforme al loro livello di istruzione e alla levatura umana. Quello che documentarono furono le esperienze umane, ognuno aveva i propri mezzi per annotare e conoscere e ogni resoconto era diverso. Quindi, se adori la Bibbia come Dio sei incredibilmente ignorante e stolto! Perché non cerchi, invece, l’opera del Dio di oggi? Solo questa può salvare l’uomo. La Bibbia non può salvarlo, potrebbe leggerla per migliaia di anni senza che in lui ci sia il benché minimo cambiamento, e se la adori non riceverai mai l’operato dello Spirito Santo. Le due fasi dell’opera di Dio in Israele sono entrambe documentate nella Bibbia e così tra questi resoconti vi sono tutti nomi riferiti a Israele e tutte le situazioni si svolgono in Israele; anche il nome “Gesù” è israelita. Se continui a leggere la Bibbia nel presente, non ti conformi alle convenzioni? Ciò che viene documentato nel Nuovo Testamento della Bibbia sono gli eventi della Giudea. Il testo originale era scritto in greco e in ebraico, e le parole di Gesù e il nome con cui veniva chiamato in quell’epoca, appartengono tutti al linguaggio umano. Quando venne inchiodato alla croce, Gesù disse: “Elì, Elì, lamà sabactàni?” Non è ebraico? Ciò è semplicemente dovuto al fatto che Gesù Si incarnò in Giudea, ma non prova che Dio sia ebreo. Attualmente, Dio Si è fatto carne in Cina e così tutto quello che dice è certamente in cinese. Eppure non può essere confrontato con il cinese tradotto dalla Bibbia, perché la fonte di queste parole è diversa: una proviene dall’ebraico scritto dagli uomini e l’altra dai discorsi diretti dello Spirito.
da La Parola appare nella carne

Nessun commento:

Raccomandazione di più

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Archivio blog