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1 settembre 2017

Soltanto coloro che si sottomettono alla sovranità del Creatore possono raggiungere la vera libertà




La prole: Il quinto momento decisivo

Dopo il matrimonio, una persona comincia a educare la generazione successiva. Una persona non ha voce in capitolo su quanti e quale genere di figli avrà; anche questo è determinato dal destino della persona, è predeterminato dal Creatore. Questo è il quinto momento cruciale attraverso il quale una persona deve passare.
Se una persona è nata per ricoprire il ruolo del figlio di un’altra persona, allora educa la generazione successiva a ricoprire il ruolo del genitore di un’altra persona. Questo cambiamento di ruoli fa sperimentare le diversi fasi della vita da prospettive diverse. Inoltre, dà diverse serie di esperienze di vita, in cui una persona giunge a conoscere la stessa sovranità del Creatore, così come il fatto che nessuno può prescindere da o alterare la predestinazione del Creatore.

1. Nessuno può stabilire cosa succederà ai propri figli

La nascita, la crescita e il matrimonio comportano tutti vari tipi e livelli di delusione. Alcune persone non sono soddisfatte delle loro famiglie o del loro aspetto fisico; altre provano antipatia per i loro genitori; alcune non sopportano o hanno qualcosa da ridire sull’ambiente in cui sono cresciute. E per la maggior parte delle persone, fra tutte queste delusioni il matrimonio è la più insoddisfacente. A prescindere da quanto una persona sia insoddisfatta della sua nascita, della sua crescita o del suo matrimonio, tutti coloro che ci sono passati sanno che non possono scegliere dove e quando nascere, come sono fatti, chi saranno i genitori e chi sarà il loro coniuge, ma devono semplicemente accettare la volontà del Cielo. Ma quando per la gente si tratta di crescere la generazione successiva, proietterà tutti i desideri irrealizzati nella prima metà della sua vita sui suoi discendenti, sperando che i figli rimedino a tutte le delusioni che ha avuto nella prima metà della vita. Così la gente indulge in tutti i generi di fantasie sui suoi figli: che le figlie crescano e siano sorprendentemente belle, che i figli diventino gentiluomini raffinati; che le figlie abbiano cultura e talento e i figli siano studenti esemplari e atleti di successo; che le figlie siano dolci, virtuose e sagge, e i figli intelligenti, capaci e sensibili. Sperano che, figli o figlie, rispettino gli anziani, siano premurosi con i genitori, siano amati e lodati da tutti… A questo punto le speranze di vita nascono di nuovo e si accendono nuove passioni nei cuori della gente. Le persone sanno di non essere impotenti e senza speranza in questa vita, di non avere altre possibilità, un’altra speranza di distinguersi dagli altri e di non avere altra scelta che accettare il proprio destino. E così proiettano tutte le loro speranze, i loro desideri irrealizzati e i loro ideali sulla generazione successiva, sperando che i loro figli possano aiutarle a realizzare i loro sogni e i loro desideri; che le loro figlie e i loro figli portino onore al nome della famiglia, diventino importanti, ricchi o famosi; in breve, desiderano vedere realizzate le fortune dei loro figli. I progetti e le fantasie degli individui sono perfetti; non conoscono il numero di figli che avranno, il loro aspetto, le loro capacità, e così via, non spetta a loro deciderlo, non sanno che il destino dei loro figli non è affatto nelle loro mani? Gli esseri umani non sono i padroni del proprio destino, tuttavia sperano di cambiare il futuro della generazione più giovane; non possono sfuggire all’avvenire, eppure provano a esercitare il controllo su quello dei loro figli e delle loro figlie. Forse, così facendo, non si sopravvalutano? Non è forse questa, stupidità e ignoranza umana? Le persone farebbero qualsiasi cosa per amore dei figli, ma alla fine, per quanti figli abbia una persona, e a prescindere da come sono, non corrisponderanno ai loro programmi e ai loro desideri. Alcune persone sono prive di mezzi, ma generano molti figli; altre sono ricche, tuttavia non hanno figli. Alcuni vogliono una figlia, ma viene negato loro quel desiderio; altri vogliono un figlio, ma non riescono a dare alla luce un maschio. Per alcuni, i bambini sono una benedizione; per altri sono una sventura. Alcune coppie sono splendide, tuttavia danno alla luce figli mentalmente ritardati; altri genitori sono operosi e onesti, però crescono dei figli pigri. Alcuni genitori sono premurosi e integerrimi, ma hanno figli che si dimostrano furbi e maligni. Altri genitori sono nel pieno possesso delle facoltà mentali e fisiche, ma danno alla luce figli disabili. Alcuni genitori sono ordinari e non hanno successo, eppure i loro figli realizzano grandi cose. Altri genitori sono di basso rango, tuttavia hanno figli che raggiungono una certa importanza…

2. Dopo avere cresciuto la generazione successiva, le persone acquisiscono una nuova comprensione del destino

La maggior parte della gente che si sposa lo fa intorno ai trent’anni, un momento della vita in cui la persona non conosce il proprio destino umano. Ma quando gli individui diventano genitori, man mano che i loro figli crescono assistono alla nuova generazione che ripete la vita e tutte le esperienze della generazione precedente, vedono il loro passato riflesso in loro e si rendono conto che la strada percorsa dalla generazione più giovane, proprio come la loro, non può essere pianificata e scelta. Di fronte a questo fatto, non hanno altra scelta che ammettere che il destino di ogni persona è segnato; e quasi senza rendersene conto, mettono gradualmente da parte i loro desideri, e le passioni dei loro cuori si spengono e scompaiono… Durante questo periodo di tempo, nella maggior parte dei casi, l’individuo ha attraversato le fasi importanti della vita e ha raggiunto una nuova comprensione della vita e adottato un nuovo atteggiamento. Quanto ci si può aspettare dal futuro a questa età e quali sono le prospettive? Quale donna di cinquant’anni sogna ancora il Principe Azzurro? Quale uomo della stessa età cerca ancora la sua Biancaneve? Quale donna di mezza età spera ancora di trasformarsi da brutto anatroccolo in cigno? La maggior parte degli uomini più anziani ha lo stesso desiderio di carriera degli uomini giovani? Riassumendo, a prescindere dal fatto di essere uomo o donna, chiunque viva fino a questa età probabilmente avrà un atteggiamento relativamente razionale e pratico verso il matrimonio, la famiglia e i figli. A una persona di questo tipo non restano essenzialmente scelte, nessun desiderio di sfidare il destino. L’esperienza umana è tale che, non appena una persona raggiunge questa età, sviluppa naturalmente un atteggiamento del tipo “si deve accettare il proprio destino; i figli hanno il loro; il destino umano è preordinato dal Cielo”. La maggior parte della gente che non capisce la verità, dopo aver superato tutte le vicissitudini, le frustrazioni e le difficoltà di questo mondo, riassumerà le proprie opinioni sulla vita umana in tre parole: “È il destino!” Benché questa frase racchiuda la considerazione finale e la consapevolezza terrena della gente sul destino umano, e sebbene esprima l’impotenza dell’umanità e la si possa definire penetrante ed esatta, è ben lungi dal rispecchiare una comprensione della sovranità del Creatore e, semplicemente, non può sostituire la conoscenza dell’autorità del Creatore.

3. Credere nel destino non sostituisce la conoscenza della sovranità del Creatore

Dopo avere seguito Dio per tanti anni, c’è una differenza sostanziale fra la vostra conoscenza del destino e quella della gente sulla Terra? Avete veramente capito la predestinazione del Creatore e avete davvero imparato a conoscere la Sua sovranità? Alcune persone comprendono profondamente l’espressione “è il destino”, tuttavia non credono affatto nella sovranità di Dio, non credono che il destino dell’uomo sia pianificato e disposto da Dio, e non intendono sottomettersi alla Sua sovranità. Tali persone sono come alla deriva sull’oceano, sballottate dalle onde, come se galleggiassero seguendo la corrente, senza avere altra scelta che attendere passivamente e rassegnarsi al destino. Eppure non riconoscono che il destino umano è soggetto alla sovranità di Dio; non sono in grado di conoscere la sovranità di Dio di propria iniziativa e quindi riconoscere l’autorità di Dio, sottostare ai Suoi piani e alle Sue disposizioni, smettere di opporsi al destino e vivere nella sollecitudine e sotto l’attenzione, la protezione e la guida di Dio. In pratica, credere nel destino non equivale a sottomettersi alla sovranità del Creatore; credere nel destino non significa accettare, riconoscere e comprendere la sovranità del Creatore. Credere nel destino è semplicemente riconoscere questo fatto e questo fenomeno esterno, il che è diverso dal comprendere il modo in cui il Creatore domina il destino dell’umanità, dal riconoscere che Egli è la fonte dell’autorità sul destino di tutte le cose, e, ancora di più, è diverso dal sottomettersi ai piani e alle disposizioni del Creatore per il destino dell’umanità. Se una persona crede nel destino – anche se lo sente profondamente –, ma non riesce a conoscere, a riconoscere, ad accettare la sovranità del Creatore sul destino dell’umanità e a sottostare a essa, allora la sua vita sarà comunque una tragedia, un’esistenza vissuta invano, un vuoto; questa persona non potrà diventare conforme all’autorità del Creatore, né trasformarsi in una creatura nel vero senso della parola, e nemmeno godere del sostegno del Creatore. Una persona che conosce veramente e sperimenta la sovranità del Creatore, dovrebbe essere attiva, non passiva o indifesa. Dato che allo stesso tempo accetta che tutte le cose siano predestinate, dovrebbe avere una definizione esatta della vita e del destino, ossia essere consapevole che ogni vita è conforme alla sovranità del Creatore. Quando una persona si volta indietro a guardare la strada che ha percorso, quando ricorda ogni fase del suo viaggio, vede che a ogni passo Dio guidava e pianificava il suo cammino, che la sua strada fosse ardua o facile. Sono state le disposizioni meticolose di Dio, la Sua progettazione attenta, che l’hanno guidata, senza che ella lo sapesse, fino ad oggi. Accettare la sovranità del Creatore, ricevere la Sua salvezza: che grande fortuna! Se l’atteggiamento della persona nei confronti del destino è passivo, dimostra che si oppone a tutto ciò che Dio le ha preparato, che non ha un atteggiamento remissivo. Se l’atteggiamento di una persona nei confronti del destino umano è attivo, allora quando si gira indietro e guarda il suo viaggio, quando giunge a conoscere veramente la sovranità di Dio, desidererà sinceramente sottomettersi a tutto ciò che Dio ha organizzato, avrà più determinazione e fiducia nel permettere a Dio di disporre del suo destino e smettere di ribellarsi a Lui. Perché una persona vede che, quando non comprende il destino, quando non capisce la sovranità di Dio, quando va avanti in modo caparbio, vacillando e barcollando nella nebbia, il viaggio è troppo difficile, troppo straziante. Così, quando le persone riconoscono la sovranità di Dio sul destino umano, i più intelligenti sceglieranno di conoscerla e accettarla e dire addio ai giorni dolorosi in cui hanno provato a costruire una vita dignitosa con le proprie mani, invece di continuare a lottare contro il destino e perseguire i loro cosiddetti obiettivi di vita, a modo loro. Quando una persona non ha Dio, quando non riesce a vederLo, quando non riesce a riconoscere chiaramente la Sua sovranità, ogni giorno è insignificante, senza valore, triste. Dovunque una persona si trovi, qualunque sia il suo lavoro, quali che siano i suoi mezzi per vivere e perseguire i suoi obiettivi, tutto questo non le provoca altro che un dolore interminabile, una sofferenza irrimediabile, tali che non è sopportabile guardare indietro. Soltanto quando una persona accetta la sovranità del Creatore, si sottomette ai Suoi piani e alle Sue disposizioni e cerca una vita vera e piena di umanità, gradualmente si libererà da tutti i dolori e le sofferenze e si scrollerà di dosso tutto il vuoto della vita.

4. Soltanto coloro che si sottomettono alla sovranità del Creatore possono raggiungere la vera libertà

Poiché la gente non riconosce le disposizioni e la sovranità di Dio, affronta sempre il destino con aria di sfida, con un atteggiamento ribelle, e desidera sempre scavalcare l’autorità e la sovranità di Dio e le cose che il destino ha in serbo, sperando invano di cambiare le circostanze e di modificare il destino stesso. Ma non potrà mai riuscirci; sarà sconfitta in ogni momento. Questa lotta, che avviene nel profondo della propria anima, è dolorosa; il dolore è indimenticabile; e la persona non fa che sprecare la sua vita. Qual è la causa di questo dolore? È dovuto alla sovranità di Dio, o perché una persona è nata sfortunata? Ovviamente nessuna delle due risposte è quella giusta. In realtà, dipende tutto dalle strade che le persone prendono, dal modo in cui scelgono di vivere la propria esistenza. Alcuni potrebbero non essersi resi conto di queste cose. Ma quando le conosci veramente, quando riconosci sinceramente che Dio ha l’autorità sul destino umano, quando capisci autenticamente che tutto quello che Dio ha progettato e deciso per te è un grande beneficio e ti protegge, allora senti che il dolore si alleggerisce gradualmente e che tutto il corpo diventa rilassato, libero e leggero. A giudicare dal tipo di vita che conduce la maggior parte degli individui, benché soggettivamente non vogliano continuare a vivere come facevano prima e sebbene desiderino avere sollievo dal loro dolore, obiettivamente non potranno mai veramente comprendere il valore pratico e il significato della sovranità del Creatore sul destino umano; non potranno veramente riconoscere e sottomettersi alla sovranità del Creatore, tantomeno sapere come cercare e accettare le Sue disposizioni e i Suoi piani. Così, se le persone non sanno riconoscere sinceramente il fatto che il Creatore ha la sovranità sul destino umano e su tutte le cose dell’essere umano, se non riescono veramente a sottomettersi all’autorità del Creatore, sarà difficile che non si lascino guidare – e limitare – dal concetto che “il destino è nelle proprie mani”, sarà arduo che si liberino dal dolore della strenue lotta intensa contro il destino e l’autorità del Creatore e, inutile dirlo, troveranno difficile essere realmente liberate e diventare persone che adorano Dio. C’è un modo più semplice per scrollarsi di dosso questa condizione: dire addio allo stile di vita precedente, dire addio ai precedenti obiettivi di vita, riassumere e analizzare il proprio stile di vita precedente, la filosofia, le ricerche, i desideri, gli ideali e poi confrontarli con la volontà di Dio e le Sue richieste nei confronti dell’uomo e vedere se sono in linea con tali volontà e richieste, se sono portatori dei giusti valori di vita, conduce ad una comprensione maggiore della verità e consente di vivere con umanità e da uomini. Quando ricerchi ripetutamente e analizzi attentamente i vari obiettivi di vita che la gente persegue e i suoi svariati modi di vivere, noterai che nessuno di questi rispecchia l’intenzione originale del Creatore quando ha creato l’umanità. Allontanano tutti le persone dalla sovranità e dalla sollecitudine del Creatore; sono tutte fosse in cui l’umanità cade e viene condotta all’inferno. Dopo aver riconosciuto tutto questo, il tuo compito è lasciare da parte la tua vecchia visione della vita; stare lontano dalle varie trappole; lasciare che Dio si faccia carico della tua vita e stabilisca dei programmi per te; provare semplicemente a sottometterti alla guida e alle disposizioni di Dio, non aver scelta e diventare una persona che adora Dio. Sembra facile, ma è una cosa difficile da fare. Alcune persone riescono a sopportarne il dolore, altre no. Alcuni sono disposti ad adempiere le disposizioni divine, altri no. Coloro che non sono disposti, non hanno il desiderio e la motivazione per farlo; sono chiaramente consapevoli della sovranità di Dio, sanno perfettamente che è Dio a progettare e organizzare il destino umano, eppure scalciano ancora e lottano, non si rassegnano a porre il loro destino nelle mani di Dio e a sottomettersi alla Sua sovranità, e non sopportano le disposizioni e i piani di Dio. Perciò, ci saranno sempre degli individui che desidereranno vedere di persona di che cosa sono capaci; cambiare il loro destino con le loro mani, o raggiungere la felicità con le loro capacità, per vedere se riescono a superare i limiti dell’autorità di Dio e a scavalcare la Sua sovranità. La tristezza dell’uomo non sta nel fatto che egli cerchi una vita felice, persegua la fama e la fortuna o lotti contro il proprio destino mentre è immerso nella nebbia, bensì il fatto che, dopo aver visto l’esistenza del Creatore, dopo aver imparato che il Creatore ha la sovranità sul destino umano, non sappia ancora correggere la propria esistenza, non sappia tirare fuori i piedi dal fango, e, anzi, indurisca il suo cuore e persista nei suoi errori. Piuttosto, continuerebbe ad annaspare nel fango, lottando ostinatamente contro la sovranità del Creatore, opponendosi a Lui sino all’amara fine, senza il benché minimo rimorso, e soltanto quando fosse malridotto e sanguinante deciderebbe, finalmente, di smettere di seguire questa strada per tornare sui propri passi. Questa è la vera tristezza umana. Perciò dico che coloro che scelgono di sottomettersi sono saggi, mentre coloro che scelgono di fuggire sono testardi.
da "La Parola appare nella carne"

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