Un “gruppo di ricerca parenti” è stato portato a Seul per inscenare false manifestazioni in cui i familiari dei rifugiati della CDO chiedevano loro di tornare in Cina, cioè in prigione. Questa volta i media locali hanno però capito chiaramente che O ha impedito che gli esuli incontrassero i propri cari in pace
Massimo Introvigne
Per O è ordinaria amministrazione
Le false manifestazioni, orchestrate dalla nota e fanatica attivista coreana e filo-comunista O Myung-ok seguendo una sceneggiatura scritta dalla Sicurezza di Stato del PCC, hanno avuto luogo il 23 e 24 luglio a Seoul e, come al solito, si sono concluse con un insuccesso. La O, come i nostri lettori ricorderanno, ha portato in Corea un “gruppo di ricerca parenti” formato dai familiari di rifugiati che appartengono alla Chiesa di Dio Onnipotente (CDO). Il gruppo si è radunato in vari punti della città ed è stato spinto a gridare che i rifugiati devono «tornare a casa» in Cina, dove la loro casa però sarebbe, abbastanza ovviamente, la prigione.