Vent’anni fa, mia moglie e io avevamo avuto una relazione a distanza per sei anni e, alla fine, decidemmo di sposarci. Dopo le nozze, lei si assunse la responsabilità della casa: non solo metteva il cuore nel prendersi cura dei miei anziani genitori, ma ogni volta che mi ammalavo o ero impegnato con il lavoro e tornavo a casa tardi, lei era molto preoccupata e in ansia per me. Era davvero premurosa. Vedere tutto quello che faceva mi scaldava davvero il cuore, e mi dicevo: “La devi amare come merita. Dalle una vita stabile e meravigliosa”. Successivamente mi misi in affari nei prodotti ittici, e anche se lavoravo molto duramente, alzandomi presto e sgobbando fino a notte tarda ogni giorno, sentivo che ne valeva la pena finché avevamo una famiglia felice. Qualche anno dopo comprammo una casa e una macchina; il nostro tenore di vita stava migliorando sempre di più e noi trascorrevamo le giornate sempre più in armonia. Volendo che la nostra famigliola felice continuasse a lungo, gestivo diligentemente il nostro matrimonio, impegnandomi a fondo per essere un buon marito. Di tanto in tanto litigavamo, ma ogni volta ero davvero comprensivo e paziente con lei; mi assumevo l’onere di tutte le faccende domestiche e seguivo il nostro bambino nei compiti, facendo in modo che lei non si preoccupasse di nulla. Qualsiasi cosa volesse comprare, io l’accontentavo. Mia moglie e io diventammo una coppia affettuosa che tutti i nostri amici e parenti ammiravano. Pensavo tra me e me: “Non ho bisogno di nient’altro nella vita. Finché riusciamo a essere sempre lì l’uno per l’altra e ad avere una famiglia felice, è abbastanza”.