Un detto molto popolare dice: “L’esame d’ammissione all’università decide l’intera vita di un individuo”. Questo esame rappresenta il momento cruciale da cui dipende il destino di uno studente. Mio figlio sostenne l’esame senza ripassare; il giorno prima passò la giornata a giocare ai videogiochi, era di ottimo umore e scoppiava a ridere dalla gioia, come se il giorno dopo non avesse avuto niente di importante da fare. Vedendolo così, mi sentivo schiacciare dall’ansia e dalla preoccupazione, come una formica in una padella calda. Pensavo: “Ti stai comportando da studente che deve sostenere la prova d’ammissione all’università? Puoi benissimo giocare in momenti più opportuni. Il test è domani, è una faccenda importantissima che avrà ricadute sul tuo futuro e sul tuo destino. Che in futuro tu sia ricco o povero, nobile o nella media, dipenderà dal risultato del test di domani. Te ne rendi conto?”. In quella situazione, ogni minuto che lui prendeva per sé significava grande tormento e sofferenza per me, perché non stava sprecando soltanto il suo tempo, ma forse stava anche buttando via il proprio futuro. Camminavo nervosamente su e giù per la stanza, pensando tra me e me: “Come lo convinco? Dovrei urlare, o cercare di ragionare gentilmente? E se poi gli parlo con gentilezza e lui disobbedisce? Prima ho fallito con le buone; lui ha glissato dicendo che avrebbe giocato per altri dieci o venti minuti. Però, se io alzo la voce e lui si arrabbia? Non mi sono mai trovata in questa situazione, prima. Se gli rovino l’umore, influirà sull’esame di domani”. In preda al dilemma, tornai silenziosamente in camera mia. Mi stesi sul letto e rivissi nella mente gli ultimi quindici anni, da quando aveva iniziato l’asilo a quando aveva finito l’ultimo anno delle superiori. Ogni giorno faceva la spola tra casa e scuola, mattina e sera, qualunque fosse il tempo, mentre la sera e i fine settimana si sobbarcava una gran quantità di compiti. Il periodo peggiore erano stati i tre anni di superiori. Andava a letto dopo mezzanotte per finire tutti i compiti, e la mattina dopo si alzava intorno alle 5:00. Quei pensieri mi trafissero il cuore, e mi sentii dispiaciuta per mio figlio. Poi però pensai: “Cosa posso fare? La competizione è spietata al giorno d’oggi. Gli studenti che sostengono un test d’ingresso per le superiori vengono valutati su scala nazionale, e a volte più di dieci studenti ottengono lo stesso punteggio. Per l’esame d’ingresso all’università vengono valutati su scala provinciale; anche lì, molti studenti avranno lo stesso voto. Anche un solo punto in più può fare la differenza. Un punto in più può far sì che uno studente venga ammesso a una buona università. Al contrario, un punto in meno può significare che dovrà studiare in un’università ordinaria. No! Si dice ‘Un’affilatura dell’ultimo minuto può migliorare l’affilatura di un coltello’”. A quel pensiero mi misi a sedere, decisa ad andare in camera di mio figlio.
Proprio allora suonò il campanello. Aprii la porta per trovare mia sorella maggiore. Dopo averla fatta entrare e accomodare, mi sfogai con lei. Credevo che mi avrebbe aiutata a parlare a mio figlio. Con mia grande sorpresa, invece, lei mi disse, in tutta sincerità: “Sorella, tu pensi troppo! Tuo figlio è cresciuto e ha un suo modo di pensare. Ognuno di noi ha un destino proprio. Il suo destino e il suo futuro non si basano sul test di domani, né sono controllabili o modificabili da te. Così come tu hai sempre sognato di trovare un lavoro in una grande città. Il tuo desiderio si è avverato? Sei dovuta venire in questa piccola contea, no? Perché non si è avverato? Forse perché non ti sei impegnata?”. Scossi la testa, esitando. Era il mio sogno e mi ero impegnata tanto, ma alla fine non si era realizzato. Mi sentii come se un Padrone invisibile orchestrasse tutto, e che niente in realtà era deciso da me.
Mia sorella tirò fuori un libro dalla sua borsa e mi lesse un passo: “Alcuni scelgono una buona specializzazione all’università e, dopo la laurea, trovano un lavoro gratificante, muovendo un primo passo trionfante nel viaggio della vita. Altri acquisiscono e padroneggiano molte competenze diverse, ma non trovano mai un lavoro idoneo o una posizione adeguata, né tantomeno fanno carriera; all’inizio del viaggio della vita si ritrovano frustrati a ogni piè sospinto, assillati dai problemi, con prospettive pessime e un’esistenza incerta. Alcuni si applicano diligentemente allo studio, ma mancano per un pelo tutte le possibilità di ricevere un’istruzione superiore e sembrano destinati a non raggiungere mai il successo, con la loro primissima aspirazione nel viaggio della vita che si dissolve nel nulla. Non sapendo se la strada davanti a sé sia liscia o sassosa, si accorgono per la prima volta quanto il destino umano sia pieno di variabili e dunque guardano alla vita con speranza e paura. Alcuni, pur non essendo molto istruiti, scrivono libri e conquistano una certa fama; alcuni, seppure quasi completamente analfabeti, fanno soldi nel commercio e così sono in grado di mantenersi… Quale professione si intraprende, come ci si guadagna da vivere: le persone hanno qualche controllo sul fatto di fare una scelta buona o cattiva? Queste cose rispecchiano i loro desideri e le loro decisioni? La maggior parte degli uomini desidera lavorare di meno e guadagnare di più, evitare di faticare sotto il sole o la pioggia, vestirsi bene, brillare e splendere ovunque, torreggiare sugli altri e rendere onore agli antenati. I desideri delle persone sono perfetti ma, quando esse fanno il primo passo nel viaggio della vita, arrivano gradualmente a rendersi conto di quanto sia imperfetto il destino umano e, per la prima volta, capiscono davvero che, per quanto si possano fare progetti audaci per il futuro, per quanto si possano accarezzare fantasie ardite, nessuno ha la capacità o il potere di realizzare i propri sogni, nessuno è nella posizione di controllare il proprio futuro. Ci sarà sempre un po’ di distanza tra i propri sogni e le realtà che si devono affrontare; le cose non sono mai come si vorrebbero e, di fronte a tali realtà, le persone non riescono mai a raggiungere la soddisfazione o l’appagamento. Alcune faranno addirittura qualunque cosa immaginabile, compiranno grandi sforzi e notevoli sacrifici per il proprio sostentamento e il proprio futuro, nel tentativo di cambiare il proprio destino. Alla fine, tuttavia, anche se riusciranno a realizzare sogni e desideri grazie al duro lavoro, non saranno mai in grado di cambiare la propria sorte e, per quanto ostinatamente ci provino, non riusciranno mai a superare ciò che il destino ha riservato loro. A prescindere dalle differenze di capacità, di quoziente d’intelligenza e di forza di volontà, gli uomini sono tutti uguali davanti al destino, che non fa distinzione tra il grande e il piccolo, l’alto e il basso, il nobile e l’umile. Quale professione si intraprende, cosa si fa per guadagnarsi da vivere e quanta ricchezza si accumula nella vita sono aspetti che non vengono decisi dai genitori, dai talenti, dagli sforzi o dalle ambizioni, bensì prestabiliti dal Creatore” (“Dio Stesso, l’Unico III”).
Finito di leggere, disse: “I nostri destini sono nelle mani di Dio. La sovranità del Creatore e le Sue disposizioni governano il fato di ognuno di noi e nessuno può cambiarle. Non sta a noi decidere il lavoro che faremo nella vita e come ci procureremo da vivere, né possiamo cambiarlo acquisendo conoscenza, migliorando la nostra posizione sociale o guadagnando di più. Prendi per esempio ciò che vediamo nella vita: ci sono persone non particolarmente acculturate che scrivono libri e sono famose, come il signor Han, lo scrittore che in questi anni è diventato molto popolare su internet. Anche se ha solo un diploma di scuola superiore, ha scritto romanzi, prosa e saggi. Sono tutti testi molto popolari tra gli studenti delle superiori e i giovani in generale, e di alcuni è anche stato fatto il film. È una disposizione di Dio che riguarda il suo destino, non è merito del suo diploma. E anche nostro cugino, ha lasciato dopo il secondo anno ma ora il suo business va bene, è un capo, guida una bella macchina e vive in una casa di lusso. Al contrario, alcuni di quelli che si sono laureati sono destinati ad essere semplici impiegati. Non importa quanto sia alto il loro grado di istruzione, non possono comunque cambiare il proprio destino”. Non potevo che concordare con lei. Dissi: “Le tue parole mi hanno fatto tornare in mente un articolo che ho letto su internet un po’ di tempo fa: ‘Un laureato della Peking University vende maiale’. Visto che era uno studente brillante della Peking University, mi sarei aspettata che fosse un capufficio o un esperto dirigente, o magari un ricercatore scientifico. Perché ha scelto di vendere maiale? È la sua vita, il suo destino. La strada che intraprendiamo, la vocazione che seguiamo e con che mezzi ci sostentiamo, sono tutte cose che non sta a noi decidere, né dipendono dalle scelte che facciamo o dal grado di istruzione. È chiaro che il destino di un uomo è davvero comandato da Dio”. Mia sorella, contenta, disse: “Esatto! I nostri destini sono nelle mani del Creatore. Anche il cammino che intraprenderà Qiqi (mio figlio) e quale lavoro otterrà in futuro, è deciso dal Creatore e non certo da noi. L’hai messo troppo sotto pressione negli anni dei suoi studi, e la cosa ha fatto soffrire anche te. È tempo di lasciarlo andare. Non obbligarlo a sforzarsi per ottenere un buon voto all’esame. Devi solo fare del tuo meglio in tutto ciò che fai. Dio dice, ‘Soltanto quando si accetta la sovranità del Creatore, quando ci si sottomette alle Sue orchestrazioni e disposizioni e si cerca la vera vita umana, ci si libererà gradualmente da tutto il dolore e da tutta la sofferenza e ci si scrollerà di dosso tutta la vacuità della vita’ (‘Dio Stesso, l’Unico III’). Perciò, dovremmo pregare Dio e imparare ad obbedire alle Sue disposizioni. In questo modo potrai vivere libera e serena”. Mi disse che le parole che mi aveva appena letto erano state pronunciate da Dio, e che lei stessa non aveva compreso quelle cose finché non aveva letto le parole di Dio. In quel momento, il mio animo ansioso e maldisposto si calmò poco a poco. Sentii che quelle parole dicevano il vero. Ora che sapevo che il nostro futuro e il nostro destino sono disposti da Dio, dovevo lasciar andare mio figlio e consegnarlo nelle mani di Dio, sottomettendomi alla Sua sovranità e alle Sue disposizioni, perché i miei piani, la mia preoccupazione e la mia ansia non possono decidere il destino di mio figlio.
Dopo che mia sorella se ne fu andata, mi recai nella stanza di mio figlio; lui si era già addormentato. Notai un accenno di barba sul suo viso da bambino, e pensai che è proprio vero che il tempo vola! Fin da quando aveva iniziato ad andare a scuola mi ero preoccupata dei suoi voti, i suoi conseguimenti erano tutta la mia vita, e lo trattavo come una macchina da studio. Solo quel giorno mi resi conto di essere stata troppo severa con lui in passato. In quel momento, in silenzio, dissi a mio figlio, in cuor mio: “Figlio mio, non ti obbligherò mai a studiare. Fai del tuo meglio. Oggi, ho capito che l’avere un buon destino o meno non è nelle nostre mani, dipende da ciò che Dio ha predestinato e disposto. Figlio mio, comunque vada l’esame, ti aspetterò a casa per cena”.
La sera pregai Dio sulla base di ciò che avevo imparato da mia sorella, rimettendo il destino di mio figlio nelle mani di Dio e permettendo ad Egli di controllarlo. Mi sentivo come se mi avessero tolto un gran peso dal petto, non avvertivo più quella schiacciante pressione, mi sentivo serena e completamente liberata. Per la prima volta in anni, mi addormentai senza fatica e dormii profondamente tutta la notte.
Prima che uscissero i risultati dell’esame, mia sorella venne spesso a casa mia per leggermi le parole di Dio e discutere con me della Sua volontà. Non ero più così preoccupata per l’esame di mio figlio, mi sentivo tranquilla ed ero pronta ad affrontare qualsiasi risultato, buono o cattivo. Con mia grande sorpresa, mio figlio fu ammesso all’università. La notizia mi calmò ancora di più, poiché sapevo che l’ammissione di mio figlio era dovuta alla predestinazione e alla sovranità di Dio, non a sforzi umani. Inoltre, ero consapevole che questo risultato non assicurava a mio figlio un buon futuro o un buon fato, perché il fato di ognuno di noi è comandato da Dio e quindi impossibile da prevedere, figuriamoci da trascrivere. Leggendo le parole di Dio, capisco che la vita di un essere umano non è fatta di pianificazioni e preoccupazioni circa il futuro proprio o di altri; piuttosto, è fatta di accettazione ed obbedienza alla sovranità e alle disposizioni di Dio. Solo in questo modo possiamo ottenere la libertà e la liberazione che ci permetteranno di affrontare la vita in modo sereno. Questo è il reale valore della vita!
Traduzione di Elisa Stucchi
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