Yang Zheng Provincia di Heilongjiang
Sono nato in una famiglia rurale povera e di mentalità arretrata. Fin da giovane ero presuntuoso, e il mio desiderio di prestigio era particolarmente intenso. Col tempo, tramite l’influenza sociale e un’educazione tradizionale, accolsi nel mio cuore ogni sorta di regole di sopravvivenza sataniche. Il mio desiderio di reputazione e prestigio era nutrito da ogni genere di credenze errate, per esempio costruire con le proprie mani una casa bellissima, la fama ti renderà immortale, l’uomo necessita di reputazione così come l’albero necessita di corteccia, fare carriera ed essere il migliore, fare onore alla propria famiglia, eccetera. Questi concetti a poco a poco divennero la mia vita e mi fecero credere fermamente che finché viviamo in questo mondo dobbiamo darci da fare per essere tenuti in grande considerazione dagli altri. In qualunque collettività ci troviamo, dobbiamo avere prestigio, dobbiamo essere i più eminenti. Solo vivendo in questo modo possiamo avere integrità e dignità. Solo una vita così ha valore. Per realizzare il mio sogno, alla scuola elementare studiavo con grande diligenza; malgrado tempeste e malattie, non perdevo mai una lezione. Giorno dopo giorno, finalmente arrivai così alla scuola media. Vedendo che mi stavo avvicinando sempre più al mio sogno, non osavo rallentare il ritmo. Di frequente mi dicevo che dovevo perseverare, che dovevo presentarmi bene davanti a insegnanti e compagni di scuola. Tuttavia, proprio allora, avvenne qualcosa di inatteso. Vi fu uno scandalo che coinvolse la nostra preside e il direttore della scuola e fece grande scalpore. Tutti gli insegnanti e gli studenti lo sapevano. Un giorno in classe quell’insegnante ci domandò se ne avessimo sentito parlare e tutti gli altri studenti dissero “no”. Io fui l’unico a rispondere sinceramente: “Ne ho sentito parlare”. Da quel momento quell’insegnante mi vide come una spina nel fianco e cercò spesso di trovare pretesti per rendermi le cose difficili, per colpirmi duramente. I miei compagni di classe cominciarono a prendere le distanze da me e a escludermi. Mi prendevano in giro e mi umiliavano. Alla fine, non potei più tollerare un supplizio di tal genere e abbandonai la scuola. Così il mio sogno di fare carriera ed essere il migliore si infranse. Pensando al mio futuro, a capo chino e con le spalle al cielo, provavo una tristezza e una malinconia inesprimibili. Pensavo: possibile che la mia vita trascorra in maniera così irrilevante? Nessuna posizione, prestigio, futuro. Che senso aveva vivere così? All’epoca non ero realmente disposto ad accettare questa realtà, ma ero incapace di modificare la mia situazione. Proprio mentre versavo in un dolore e in una disperazione da cui non riuscivo a districarmi, Dio Onnipotente mi salvò e riaccese nel mio cuore la speranza che si era spenta. Da allora cominciai una vita del tutto nuova.