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14 gennaio 2020

Servite come fecero gli israeliti

Oggigiorno molte persone non fanno attenzione alle lezioni che dovrebbero essere apprese durante il coordinamento con altri. Ho scoperto che molti di voi non riescono affatto a imparare le lezioni durante il coordinamento con altri. La maggior parte di voi resta ancorata alle proprie visioni e, quando lavorate nella Chiesa, tu dici una cosa e lui ne dice un’altra, e le due cose sono totalmente scollegate tra loro, senza che ci sia una vera cooperazione. Siete presi solamente dalla comunicazione delle vostre intuizioni personali, impegnati solo ad alleggerirvi dei vostri “fardelli” interiori, senza cercare affatto la vita. Sembra che tu stia compiendo l’opera solo frettolosamente, credendo sempre di dover fare a modo tuo, a prescindere da come siano gli altri, e che dovresti condividere mentre lo Spirito Santo ti guida, a prescindere da come siano gli altri.
Non siete capaci di scoprire i punti forti degli altri, né di esaminare voi stessi. Il vostro modo di ricevere le cose è davvero sbagliato. Si può dire che anche adesso mostrate ancora molta presunzione, come se aveste avuto una ricaduta della vecchia malattia. Non comunicate gli uni con gli altri per ottenere una completa apertura o sul tipo di risultati che avete ottenuto in determinate Chiese, o di com’è stata di recente la tua condizione interiore, e così via. Voi semplicemente non comunicate in questo modo. Fondamentalmente, non siete allenati ad abbandonare le vostre nozioni o a rinunciare a voi stessi. I capi e gli operatori pensano soltanto a corroborare e rafforzare i fratelli e le sorelle nelle Chiese tramite la loro condivisione, e coloro che seguono imparano a ricercare da soli. Fondamentalmente, non comprendete che cosa siano il servizio o la cooperazione, e pensate solo alla vostra volontà personale di ripagare l’amore di Dio o di vivere secondo lo stile di Pietro e nient’altro. Dici persino che, a prescindere da come siano gli altri, tu non ti sottometterai ciecamente in ogni caso e che, a prescindere da come siano gli altri, tu cerchi il perfezionamento da parte di Dio e ciò sarà sufficiente. In realtà, la tua volontà non ha affatto trovato una concreta espressione nei fatti. Non è questo l’unico tipo di comportamento che mostrate oggi? Ognuno di voi si aggrappa saldamente alle proprie intuizioni e tutti volete essere perfezionati. Vedo che avete servito per tanto tempo e non avete progredito molto; soprattutto in questa lezione sul lavorare insieme in armonia non avete fatto alcun progresso! Andando nelle Chiese, tu comunichi a modo tuo, e lui condivide a suo modo. Di rado esiste un coordinamento armonioso, e le persone sotto la vostra guida che seguono sono ancora di più in questo modo, ovvero raramente qualcuno fra di voi comprende che cosa significhi servire Dio o come bisognerebbe servirLo. Siete confusi e trattate le lezioni di questo tipo come qualcosa di irrilevante, tanto che molte persone non solo non praticano tale aspetto della verità, ma addirittura agiscono male consapevolmente. Anche coloro che servono da molti anni non fanno altro che litigare e bisticciare l’uno con l’altro. Non è forse questa la vostra attuale levatura? Voi che servite insieme quotidianamente siete come gli israeliti che servivano Dio Stesso ogni giorno in prima persona nel tempio. Com’è possibile che voi, che siete come sacerdoti, non sappiate cooperare e servire?

A quel tempo, gli israeliti servivano Jahvè in prima persona nel tempio. La loro identità era quella di sacerdoti. (Ovviamente, non tutti erano sacerdoti; solo alcuni che servivano Jahvè nel tempio avevano tale identità). Indossavano corone conferite loro da Jahvè (ossia le fabbricavano in base alle prescrizioni di Jahvè, non le ricevevano direttamente da Lui). Vestivano i paramenti sacerdotali conferiti loro da Jahvè, pur rimanendo scalzi, per servire direttamente Jahvè nel tempio dalla mattina alla sera. Il loro servizio a Jahvè non era affatto casuale o trasgressivo a piacimento, ma si conformava a regole che nessuno di coloro che serviva personalmente Jahvè poteva violare. Tutti dovevano attenersi a tali regole, altrimenti sarebbe stato vietato l’ingresso al tempio. Se qualcuno di loro violava le regole del tempio, ovvero se qualcuno disobbediva agli ordini di Jahvè, doveva essere trattato in base alle leggi promulgate da Jahvè, sulle quali nessuno aveva il permesso di obiettare, e a nessuno era consentito proteggere il trasgressore. Indipendentemente dagli anni di servizio a Dio, tutti dovevano rispettare le regole. Ecco perché tanti sacerdoti sin dall’inizio indossavano i paramenti sacerdotali e servivano Jahvè per tutto l’anno in questo modo, anche se Jahvè non riservava loro alcun trattamento speciale, ed essi addirittura andavano davanti all’altare o nel tempio per tutta la loro vita. Tale era la loro lealtà e la loro sottomissione. Non c’è da sorprendersi che Jahvè li benedicesse in questo modo; il fatto che ricevessero benevolenza e vedessero tutte le azioni di Jahvè era dovuto interamente alla loro fedeltà. All’epoca, quando Jahvè operava in Israele, il Suo popolo eletto, Egli avanzava richieste molto severe nei loro confronti. Erano tutti molto obbedienti e vincolati dalle leggi, che servivano a salvaguardare la loro riverenza nei confronti di Jahvè. Tutti questi erano i decreti amministrativi di Jahvè. Se fra quei sacerdoti ve ne era uno che non rispettava il sabato o violava i comandamenti di Jahvè ed era scoperto dalla gente comune, costui veniva immediatamente chiamato davanti all’altare e lapidato. Non era consentito collocare i cadaveri nel tempio o nei suoi pressi. Jahvè non lo permetteva. Se qualcuno l’avesse fatto, sarebbe stato considerato come uno che offriva “sacrifici profani”, e sarebbe stato gettato in una grande fossa e messo a morte. Ovviamente, tutte queste persone perdevano la vita, nessuno rimaneva vivo. Vi era addirittura chi offriva “fuoco profano”; in altri termini, coloro che non eseguivano i sacrifici nei giorni indicati da Jahvè sarebbero stati arsi dal fuoco di Jahvè insieme ai loro oggetti sacrificali, che non potevano restare sull’altare. Le prescrizioni inerenti ai sacerdoti erano: divieto di accesso al tempio e neanche al suo cortile esterno senza prima essersi lavati i piedi; divieto di accesso al tempio senza indossare i paramenti sacerdotali; non si poteva accedere al tempio senza le corone sacerdotali; divieto di accesso al tempio in caso di contaminazione con un cadavere; divieto di accesso al tempio dopo aver toccato la mano di un iniquo senza prima essersi lavati le mani; divieto di accesso al tempio dopo aver avuto rapporti sessuali con donne (quest’ultima cosa non per sempre, ma solo per tre mesi), nessuna possibilità di vedere il volto di Jahvè, una volta trascorso questo periodo di tempo, vale a dire solo dopo tre mesi, avrebbero potuto indossare paramenti sacerdotali puliti e servire per sette giorni nel cortile esterno prima di poter entrare nel tempio per vedere il volto di Jahvè; potevano indossare tutti i paramenti sacerdotali solo nel tempio e non avevano il permesso di indossarli al di fuori di esso, per evitare di macchiare il tempio di Jahvè; tutti coloro che erano sacerdoti dovevano portare i criminali che avevano violato le leggi di Jahvè davanti all’altare di Jahvè, dove sarebbero stati messi a morte dalla gente comune, altrimenti il fuoco sarebbe caduto sul sacerdote che aveva assistito alla violazione. Pertanto, erano infallibilmente fedeli a Jahvè, giacché le leggi di Jahvè erano troppo severe per loro e non avrebbero assolutamente osato violare accidentalmente i Suoi decreti amministrativi. Gli israeliti erano fedeli a Jahvè perché avevano visto la Sua fiamma, avevano visto la mano con cui Jahvè castigava il popolo e, inoltre, in origine riverivano Jahvè nei loro cuori. Perciò ottennero non solo la fiamma di Jahvè, ma anche la cura e la protezione di Jahvè e la Sua benedizione. La loro fedeltà consisteva nell’attenersi alle parole di Jahvè in ciò che facevano, senza che nessuno disobbedisse. Se qualcuno avesse disobbedito, il popolo avrebbe continuato a eseguire le parole di Jahvè e avrebbe messo a morte chi andava contro Jahvè, senza alcun margine di dissimulazione. In modo particolare, chi violava il sabato, chi era colpevole di promiscuità e chi rubava le offerte a Jahvè veniva punito più severamente. Chi violava il sabato veniva lapidato a morte da loro (la gente comune) o veniva frustato a morte senza eccezioni. Coloro che commettevano atti lascivi – anche solo chi concupiva una donna attraente o aveva pensieri lussuriosi alla vista di una donna maliziosa o diventava bramoso alla vista di una giovane donna – andavano tutti messi a morte. Se una giovane donna che non indossava una copertura o un velo avesse tentato un uomo inducendolo a una condotta illecita, tale donna andava messa a morte. Se era un sacerdote (uno di coloro che servivano nel tempio) a violare leggi di questo tipo, costui veniva crocifisso o impiccato. A nessuna persona di tal genere andava concesso di vivere, e neppure una avrebbe trovato favore davanti a Jahvè. Ai parenti di una persona di questo genere non veniva permesso di offrire sacrifici a Jahvè davanti all’altare per tre anni dopo la sua morte, e non era consentito loro di condividere i sacrifici che Jahvè accordava alla gente comune. Solo al termine di tale periodo potevano collocare capi di bestiame o pecore di prima scelta sull’altare di Jahvè. Nel caso di qualsiasi altro tipo di trasgressione, dovevano digiunare per tre giorni davanti a Jahvè, implorando la Sua grazia. La loro adorazione nei confronti di Jahvè non derivava solo dal fatto che le leggi di Jahvè fossero tanto severe e rigorose, ma piuttosto dalla grazia di Jahvè nonché dalla loro fedeltà nei Suoi confronti. Di per sé, il loro servizio è rimasto fino a oggi similmente fedele e non si sono mai rimangiati le loro suppliche davanti a Jahvè. Al giorno d’oggi, il popolo di Israele riceve ancora la cura e la protezione di Jahvè, ed Egli è tuttora la grazia in mezzo a loro e dimora sempre con loro. Tutti gli israeliti sanno riverire e servire Jahvè, e tutti sanno come devono essere per ricevere cura e protezione da Jahvè, poiché tutti riveriscono Jahvè nei loro cuori. Il segreto del successo di tutto il loro servizio non è altro che la riverenza. Ma tutti voi, oggi, come siete? Somigliate in alcun modo al popolo di Israele? Pensi che il servizio di oggi sia come seguire la guida di una grande figura spirituale? Semplicemente non possedete alcuna fedeltà e riverenza. Ricevete una grazia considerevole, siete come i sacerdoti israeliti, perché servite tutti Dio in prima persona. Sebbene non entriate nel tempio, ciò che ricevete e vedete è molto di più di quanto ricevessero i sacerdoti che servivano Jahvè nel tempio. Eppure vi ribellate e resistete molte più volte di quanto non facessero loro. La vostra riverenza è troppo scarsa e il risultato è che ricevete ben poca grazia. Sebbene dedichiate molto poco, avete ricevuto molto di più di quegli israeliti. Non è forse un trattamento benevolo nei vostri confronti? Durante l’opera in Israele, nessuno avrebbe osato giudicare Jahvè a piacimento. E voi invece? Se non fosse per il fatto che l’opera che svolgo fra voi consiste nel conquistarvi, come potrei tollerare il vostro dissennato modo di agire che copre di vergogna il Mio nome? Se l’età in cui vivete fosse l’Età della Legge, nemmeno uno tra voi resterebbe vivo, viste le vostre azioni e le vostre parole. La vostra riverenza è troppo scarsa! Mi rimproverate costantemente di non avervi concesso molta benevolenza e dite persino che non vi concedo abbastanza parole di benedizione, che ho solo maledizioni per voi. Non sapete che con così scarsa riverenza è impossibile che accettiate le Mie benedizioni? Non sapete che vi maledico e scaglio il giudizio su di voi costantemente a causa del triste stato del vostro servizio? Vi sentite tutti come se vi fossero stati arrecati dei torti? Come posso concedere le Mie benedizioni a un gruppo di persone ribelli e che non obbediscono? Come posso impartire con superficialità la Mia grazia su persone che disonorano il Mio nome? Il trattamento verso di voi è già estremamente benevolo. Se gli israeliti fossero stati ribelli quanto lo siete voi oggi, li avrei annientati già da tempo. Eppure, non faccio altro che trattarvi con indulgenza. Non è forse benevolenza questa? Volete benedizioni più grandi di questa? Gli unici che Jahvè benedice sono coloro che Lo riveriscono. Egli castiga quanti si ribellano a Lui, senza perdonarne nessuno. Voi persone di oggi, che non sapete servire, non avete forse più bisogno di castigo e di giudizio, affinché i vostri cuori possano essere pienamente corretti? Questo tipo di castigo e giudizio non è forse la migliore benedizione per voi? Non è forse la vostra migliore protezione? Senza di esso, qualcuno di voi potrebbe sopportare il fuoco ardente di Jahvè? Se poteste realmente servire con la stessa fedeltà del popolo di Israele, non avreste forse anche la grazia come vostra costante compagna? Inoltre, non avreste spesso gioia e benevolenza sufficiente? Sapete tutti come dovreste servire?

Oggi le condizioni perché voi operiate insieme armoniosamente sono simili a quelle che Jahvè esigeva dagli israeliti perché Lo servissero. Altrimenti il vostro servizio avrà fine. Poiché siete persone che servono Dio in prima persona, come minimo dovreste essere in grado di essere fedeli e obbedienti nel vostro servizio ed essere capaci di imparare le lezioni in modo pratico. Soprattutto voi che operate nella Chiesa, pensate che i fratelli e le sorelle che vi sono sottoposti osino affrontarvi? Che vi sia qualcuno disposto a dirvi in faccia i vostri errori? Siete lassù, al di sopra di tutto, regnate come veri e propri re! Non vi sognate minimamente di studiare o di prendere parte a una lezione pratica di tal genere, e parlate ancora di servire Dio! In questo momento ti viene chiesto di guidare diverse Chiese, e non solo non ti arrendi, ma ti aggrappi persino alle tue nozioni e opinioni e dici cose come: “Penso che questa cosa andrebbe fatta così, poiché Dio ha detto che non dobbiamo essere vincolati dagli altri e che al giorno d’oggi non dovremmo sottometterci ciecamente”. Perciò ognuno si attiene alla propria opinione e nessuno obbedisce all’altro. Sebbene tu sappia chiaramente che il tuo servizio è a un punto morto, continui a dire: “Per come la vedo, non sono lontano dal vero. A ogni modo ognuno di noi ha il proprio punto di vista: tu esprimi il tuo e io il mio; tu condividi le tue visioni e io parlo del mio ingresso”. Non ti assumi mai responsabilità per le tante cose che andrebbero affrontate o ti limiti ad arrangiarti, mentre ognuno esprime la propria opinione, proteggendo prudentemente il proprio stato, la propria reputazione e la faccia. Nessuno è disposto a umiliarsi, nessuno si arrenderà per primo per cambiare il prossimo o essere cambiato da lui, affinché la vita possa progredire più rapidamente. Quando lavorate insieme, pochi di voi dicono: “Vorrei sentire la tua condivisione con me riguardo questo aspetto della verità, poiché non mi è chiara”, oppure: “Hai più esperienze di me in questo ambito: puoi darmi qualche indicazione, per favore?”. Non sarebbe un buon modo di procedere, questo? Voi ai livelli superiori udite molta verità e comprendete tanto sul servizio. Se voi che coordinate il lavoro nelle Chiese non imparate gli uni dagli altri e non comunicate, rimediando reciprocamente alle vostre carenze, da dove potrete imparare le lezioni? In qualsiasi cosa vi imbattiate, dovreste condividere gli uni con gli altri, affinché la vostra vita ne tragga beneficio. Dovreste inoltre condividere attentamente cose di ogni genere prima di prendere decisioni. Solo in tal modo sarete responsabili verso la Chiesa e non sarete precipitosi. Dopo aver visitato tutte le Chiese, dovreste riunirvi e condividere tutte le questioni scoperte e i problemi incontrati in corso d’opera, e comunicare la rivelazione e l’illuminazione che avete ricevuto: si tratta di una pratica di servizio indispensabile. Dovete raggiungere una cooperazione armoniosa al fine dell’opera di Dio, a beneficio della Chiesa e per spronare i fratelli e le sorelle ad andare avanti. Tu ti coordini con lui ed egli si coordina con te, e vi correggete a vicenda giungendo a un migliore risultato dell’opera, così da avere a cuore la volontà di Dio. Solo questa è vera cooperazione, e solo tali persone hanno un vero ingresso. Durante la cooperazione potrebbero emergere discorsi non adatti, ma non ha importanza. Condivideteli in seguito e fatevene un’idea chiara; non trascurateli. Al termine di un tal genere di condivisione potrai rimediare alle lacune dei fratelli e delle sorelle. Solo approfondendo incessantemente le cose in questo modo nella tua opera potrai conseguire risultati migliori. Ognuno di voi, quale persona che serve, deve saper difendere gli interessi della Chiesa in tutto ciò che fa, piuttosto che guardare ai propri interessi. È inaccettabile agire da soli: in tal modo tu danneggi il tuo prossimo ed egli danneggia te. Coloro che agiscono così non sono adatti a servire Dio! L’indole di questo genere di persone è davvero malvagia, e in esse non rimane neppure un grammo di umanità. Sono Satana al cento per cento! Sono bestie! Cose simili avvengono tra di voi persino ora, al punto che vi attaccate a vicenda durante la condivisione, cercate volutamente pretesti, litigate diventando paonazzi per cose da poco, mentre nessuno è disposto a farsi da parte, ognuno nasconde all’altro ciò che ha dentro, scruta il prossimo con circospezione e sta in guardia. Un’indole di questo tipo si addice forse al servizio a Dio? Un’opera come la vostra può alimentare i fratelli e le sorelle? Non solo sei incapace di guidare le persone lungo un percorso di vita corretto, ma in realtà inoculi la tua indole corrotta nei fratelli e nelle sorelle. Non stai ferendo gli altri? La tua coscienza è tanto malvagia, corrotta fino al midollo! Non accedi alla realtà e non metti in pratica la verità. Per di più, mostri sfacciatamente la tua natura diabolica agli altri: non hai proprio vergogna! I fratelli e le sorelle sono stati affidati a te, ma tu li porti all’inferno. Non sei forse uno la cui coscienza è tutta marcia? Sei totalmente senza vergogna!

da “La Parola appare nella carne”

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